L’ho aspettata anche se ha fatto tardi. Sono andati tutti via e in teoria siamo chiusi, ma quando ho risposto al telefono non sono riuscito a dirle di no. So quanto ama quei suoi capelli biondi e lisci e lasciarla senza messa in piega di sabato sera è un peccato mortale, soprattutto per me, che amo questo lavoro con tutto il cuore.
Quando entra mi abbraccia, dice “Grazie di avermi aspettata, c’era traffico e non sono riuscita a fare prima!”, io la canzono e la prendo in giro, le dico che guida come una lumaca e che lavora troppo, che è vero. Fa l’estetista e quindi mi capisce bene, sappiamo entrambi quanto faccia differenza un aspetto curato. Tiene i capelli legati in una coda, sporchi. “Allora, che facciamo?” “Uno shampoo, un massaggio rilassate alla testa e un sacco di boccoli…” risponde lei con un sorriso ammiccante, mentre lascia la borsa e il trench sul divanetto e mi segue al lavandino. “Non so se abbiamo tempo anche per il massaggio, sono le otto passate!” dico io e intanto prendo tutti i prodotti che mi servono, che conosco a memoria, per lei come per tutte le mie clienti. “Maddai, ti pago un extra, oggi ho avuto una giornata di merda!” e ride, mentre si accomoda, stendendosi le balze della gonna sulle cosce nude.
“Va bene, sto scherzando, cinque minuti che saranno… mica avevo programmi per stasera…”. L’acqua le piace tiepida, quasi fredda, e io non so come la sopporti, ma a quanto pare si rilassa solo così. Mentre la criniera bionda si bagna lei chiude gli occhi e intreccia le mani sullo stomaco, incrocia le gambe.
“Ti hanno lasciato solo?” mi fa. “Ho detto ai ragazzi che avrei chiuso io, era inutile farli aspettare tutti.” Rispondo e chiudo il rubinetto, metto lo shampoo sulle mani e inizio a lavarle i capelli. “Mi dispiace così tanto di aver fatto tardi.” Dice, ma con una voce più bassa, più rilassata. A me non tanto, vorrei dirle. Non sono mai riuscito a stare solo con lei; eppure, mi piace così tanto, non capisco nemmeno io perché. Saranno le unghie curate ogni volta diverse, l’aspetto semplice ma elegante, le gambe lunghe e sottili, il seno prosperoso mai troppo in vista. Ha una compostezza gentile, ma impossibile da non trovare sexy. Gli occhi verdi sono sempre circondati da un alone color bronzo e da un mascara forte, però addosso a lei non sembra pesante. Mi catturano quando mi guarda e non ho mai capito se anche lei prova questa cosa per me. Sicuramente, il fatto che viva con suo marito nel palazzo sopra al salone non mi dà troppe speranze. Però, nonostante tutto, c’è qualcosa, c’è sempre stato, in queste vibrazioni, le sento quando le massaggio la nuca, quando la tocco, quando le sfioro il viso per sbaglio asciugandole i capelli o in qualunque altro contatto.
Diciamo poche frasi, sulla stanchezza, il lavoro, il relax del silenzio del salone quando non c’è la radio a palla con le trasmissioni stupide e sempre le stesse canzoni. Quando finisco di sciacquare la maschera la avviso che adesso deve star zitta e rilassarsi perché inizia il mio massaggio sacro.
Inizio dalla nuca, con dei movimenti circolari, i pollici sfregano sui suoi capelli bagnati quasi freddi e io continuo a premere un po’ più forte. Arrivo al collo e quando insisto ai lati vedo che Stella apre la bocca, senza aprire gli occhi. Mi sposto lentamente verso la testa e arrivo alla fronte. I miei polpastrelli le ruotano sulle tempie lentamente mentre io le fisso i lineamenti del volto da quella posizione così inusuale, eppure per me così normale. Stella apre le labbra di nuovo e poi sorride. “Cosa c’è?” chiedo sottovoce. “Mi piace.” Sussurra lei e sorride di nuovo, con quelle labbra maliziose che mi fanno intendere qualcosa di non detto. Scorro con le dita lungo le sue guance e piano piano il mio massaggio si allarga a tutto il suo viso.
“Posso?” dico, mentre mi chino su di lei, incapace di non avvicinarmi. “Sì”, sussurra di nuovo. La vedo che scioglie le mani dall’intreccio e sposta la gamba, adesso le tiene leggermente divaricate, le mani sui braccioli stringono le estremità, le nocche sempre più bianche mentre le mie dita che toccano il viso, non per sfiorarlo, ma con insistenza. Stella apre un po’ di più la bocca tinta di rosa, e io accetto l’invito. Le mie dita scorrono tra le sue labbra e si portano dietro un po’ di rossetto. Lei chiude le labbra e inizia a succhiarmi l’indice. Non apre gli occhi, lo fa come se fosse naturale. Vedo la sua mano muoversi verso le gambe, la infila sotto la gonna e la solleva fino all’inguine. Scopro che anche la mia è andata a finire sui pantaloni, mentre il mio fiato si è accorciato e il mio viso è sempre più vicino al suo. In un attimo succede tutto, eppure a me sembrano secondi lentissimi. La mia testa si avvicina alla sua, lei apre gli occhi, mi guarda, sorride, le mie dita escono dalla sua bocca, la lingua prende il posto delle dita, lei emette un gemito, il suo fiato si mischia col mio. Il nostro bacio sottosopra è lungo, la sua mano mi tocca la guancia per premerla ancora di più su di lei, l’altra mano è ancora tra le cosce, come la mia. Quando mi stacco dalla sua bocca la guardo: “Mi sento Spiderman” dico. E non possiamo fare a meno di ridere. “Cretino” dice lei e solleva la testa. Si scosta dallo schienale e lentamente si alza, coi capelli bagnati che le ricadono scombinati sulle spalle è ancora più bella, il rossetto rosa sbavato intorno al labbro è la traccia delle mie dita.
Stella mi guarda seria, mi sento come se volesse rendere sacro questo momento. Faccio il giro della sedia e supero i pochi metri che ci separano. Esito, e mentre io esito, lei si afferra i bordi della gonna e la lascia cadere. Indossa una mutandina semplice, con un pizzo nero quasi invisibile. La forma del suo pube piccolo mi eccita ancora di più. Copro la distanza che ci separa e la bacio. Infilo le mani nei suoi capelli bagnati e lei mi lascia in bocca tutto il suo sapore. Mi sento riempire da ogni parte di lei, da ogni cosa che tocca di me con le sue mani sottili dalle unghie lunghe e perfette. Le tocco i fianchi e il sedere scoperto, le tocco le cosce e lei mi stringe la maglia, si stacca dalla mia bocca e la sfila. Resto nudo, forse un po’ troppo magro, con i lineamenti dell’addome residuo di palestre passate… Stella mi osserva con curiosità, mi imbarazzo ma lei non si scompone, mi tocca il petto, i capezzoli, la pancia e tutto il torace che si muove veloce appresso al mio respiro.
Stella si inginocchia, ed ecco che scopro il suo viso da un’altra prospettiva ancora, che mi piace ancora di più. Mi spoglia, mi guarda, mi succhia, mi lecca, mi tocca con tutte e due le mani smaltate, la sua saliva e i miei gemiti si uniscono in un unico interminabile amplesso da cui non vorrei uscire mai più. Tra le dita ho i suoi capelli che si stanno asciugando, oscillo avanti e indietro nella sua bocca e mi sento più nudo che mai. Ma non voglio che finisca.
La guardo, ha le lacrime che le cadono verso le orecchie, il trucco sciolto, il rossetto è tutto sul mio sesso o sulla sua faccia. È ancora più bella, con un’unica ciocca di capelli ancora attaccata al viso. La sollevo, la bacio, le sfilo la maglietta e il reggiseno, non voglio più aspettare. La spingo sul divanetto dove c’è il suo trench, le torturo i seni, le cosce, il collo. Affondo la testa tra le sue gambe e Stella geme, con un grido che mi spaventa. E se qualcuno sentisse? Mi fermo. Lei mi guarda e si porta una mano alla bocca, sorride e mi basta quello – chissà perché – a farmi sentire tranquillo. “Continua” mormora e riporta la mia testa tra le sue cosce, dov’è morbida e rosa, e incredibilmente bagnata.
Quando risalgo baciandole la pancia, il seno, il collo, i capelli appiccicati alla pelle bianchissima, leggo nei suoi occhi il desiderio, la voglia di essere presa. Quando la penetro, i nostri gemiti si mischiano, tutti i miei muscoli si contraggono, spingo dentro di lei con forza, con la voglia repressa che ho sempre avuto e con la foga di chi sa che potrei non averla mai più. Stella, dalle labbra arrossate e le guance ancora peggio, grida quando io vengo. Io reprimo i miei gemiti nell’incavo del suo collo, mi bagno la fronte e un po’ i capelli, mischiandoli ai suoi. Poi crollo, steso su di lei, che mi accarezza la testa. Stella non è ancora sazia, lo sento dai suoi gesti, dal suo corpo ancora teso, ancora aperto a me.
Mi stringo a lei, lentamente scivolo con le mani verso le sue cosce, la accarezzo, la stringo, la penetro con le dita. Stella chiude gli occhi e apre la bocca, aspetta che io la faccia venire.
Le mie mani esplorano il suo corpo, entrano dentro, risalgono alla bocca, stringono fianchi, carni e seni. La bacio ovunque, le lascio impronte di saliva dove le piace di più. La assaggio ancora, la succhio fino a che non sazio la sete e lei si tende tutta, emettendo un unico suono, prolungato, incurante di chi possa sentirla.
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