Piccole donne è il più famoso romanzo dell’autrice americana Louisa May Alcott, pubblicato inizialmente negli Stati Uniti in due volumi, il primo nel 1868 e il secondo nel 1869.
L’edizione del 1880 presenta anche alcune modifiche, soprattutto nel linguaggio, l’American Idiom, che rispecchiava pienamente il parlato dei personaggi, ma poco conveniente in una prosa letteraria.
Il libro (che puoi acquistare qui) ebbe un successo immediato quando uscì e oggi è considerato un classico della letteratura per l’infanzia, consigliato dagli insegnanti e amato dai bambini. Viene molto preso in considerazione anche dalla pedagogia, in quanto il tema principale del romanzo non è solo la famiglia e come gli insegnamenti dei genitori si riflettano sui figli, bensì la crescita e la trasformazione interiore da adolescenti ad adulti ed è pervaso da un sentimentalismo generalmente americano che tuttavia rende il romanzo molto interessante.
Un po’ di storia

Il primo romanzo (appunto Piccole donne, a cui segue Piccole donne crescono) racconta la storia delle quattro sorelle March – Meg, Jo, Beth e Amy, chiamate con i loro soprannomi – che rispecchiano quelle della stessa famiglia Alcott. Il loro padre è un cappellano partito per il fronte durante la Guerra di secessione americana, lasciando a casa le figlie e la moglie.
Le ragazze, con i loro pregi e i loro difetti, pur essendo povere e con i problemi tipici dell’adolescenza, imparano a crescere e diventare ragazze responsabili, pronte a difendersi da qualsiasi avversità, sempre unite, nella gioia e nel dolore.
Il libro copre l’arco narrativo di un anno: inizia a Natale e finisce a Natale dell’anno dopo, e in questo arco di tempo vengono analizzati i singoli caratteri, i sogni e la maturazione di ciascuna delle quattro sorelle, le quali vivono questo periodo quasi come un gioco, come una scommessa fatta con la madre di riuscire a migliorare caratterialmente e a combattere i loro “nemici interiori”.
Grande importanza viene dato a questo dettaglio: tutto il romanzo, infatti, si ispira al libro Il viaggio del pellegrino di John Bunyan, il quale vede la crescita di ogni persona come allegoria del viaggio di un pellegrino.
Tutte le fanciulle portano “il fardello” dei propri difetti o delle proprie paure, che durante l’arco della storia dovranno affrontare e superare. La forza e il coraggio vengono dal supporto reciproco e dalla consapevolezza di poter contare sempre l’una sull’altra.
I “difetti” e le debolezze delle sorelle vengono espressi dalle stesse con una maturità impropria della loro età, eppure con tanta semplicità e onestà da risultare credibili e commoventi allo stesso tempo.
Quando la madre è costretta a partire e lasciarle sole per un po’, esse si prendono la responsabilità della casa e della cura reciproca, spesso combinando non pochi disastri.
Eppure, ognuna di loro dà un piccolo contributo al benessere collettivo e questo fa sì che ogni problema sia meno pesante e ogni gioia quattro volte più grande.
Jo

Jo è la sorella scrittrice e, quando ero piccola, mia sorella maggiore mi chiamava sempre così, per la mia passione per i libri e per la scrittura. Piccole donne è uno dei suoi romanzi preferiti ma io ho aspettato dieci anni prima di leggerlo, non so perché.
Jo – nel libro – viene considerata la protagonista indiscussa del romanzo, e anche di tutta la serie in generale, sia perché troverà grande spazio nei due libri che seguono Piccole donne, sia perché è il personaggio che corrisponde di più alla scrittrice.
Viene descritta come una ragazza schietta, coraggiosa, determinata, ribelle e irrequieta: il suo carattere scontroso e il suo temperamento impulsivo sono il suo grande fardello, e la portano ad arrabbiarsi spesso, specie con la sorellina Amy, completamente opposta al suo carattere.
Mi somiglierà?
I valori moderni di Piccole donne

Perché Piccole donne è un romanzo pedagogico ancora così potente?
L’intento pedagogico dell’autrice non passa inosservato e i valori tradizionali, anzitutto quello della famiglia, trovano senz’altro posto tra le pagine del libro. I personaggi risultano ben caratterizzati, a partire da quelli delle quattro sorelle March, e la trama suscita più di una riflessione. Si respira aria da romanzo di formazione, e infatti, nell’arco temporale di un anno, si assiste alla crescita più che altro interiore delle giovani protagoniste e anche dell’amico Laurie, tutti impegnati a maturare e migliorarsi caratterialmente attraverso una serie di eventi che tenderà a metterli alla prova.
Ci sono molte cose che Piccole donne e le sorelle March hanno ancora da insegnare, e non solo ai ragazzini.
Seppure con un linguaggio semplice e non impegnativo, l’autrice raccoglie quelli che dovrebbero essere i punti cardinali della nostra infanzia e adolescenza: l’amore e l’esempio dei genitori, la condivisione (soprattutto quando c’è poco da condividere), la capacità di non avere pregiudizi su chi sta peggio e su chi sta meglio, l’importanza del condividere con chi amiamo le stesse priorità e lo stesso calore.
Conclusioni
Chi dovrebbe leggere Piccole donne? Chi si sente un po’ spaesato e mancare le fondamenta sotto i piedi, ad esempio. Chi ha bisogno di certezze elementari, eppure mai scontate. Chi sta cercando qualcosa di vero e di leggero. Lo consiglio a tutti i genitori. Prendetevi venti minuti, la sera, spegnete telefoni e tablet, e leggete ai vostri figli due pagine di questo intramontabile romanzo.
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