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Tropico del Cancro – Henry Miller – Recensione

Tropico del Cancro è il primo romanzo scritto da Henry Miller, pubblicato per la prima volta nel 1934 dalla Obelisk Press a Parigi.

Negli Stati Uniti venne pubblicato per la prima volta nel 1961 dalla Grove Press, e portò ad un processo per oscenità che spinse ad applicare e/o rivedere le leggi statunitensi sulla pornografia degli anni Sessanta. Il romanzo divenne famoso, oltre che per la sua descrizione del sesso senza filtri né “decoro”, anche per la prosa colta ed elaborata che lo fanno considerare da molti come un importante capolavoro della letteratura del ventesimo secolo.

La casa editrice parigina Obelisk Press è la stessa che, vent’anni dopo, pubblicherà Lolita di Vladimir Nabokov. Tropico del Cancro è stato stampato e distribuito in Italia clandestinamente negli anni ‘60 dalla Feltrinelli, tradotto da Luciano Bianciardi.

Sebbene fosse all’epoca un romanzo erotico e io lo abbia inserito nel mio articolo dedicato a 7 Romanzi erotici che non puoi perderti, in realtà questo libro non racconta proprio l’erotismo come piace a me. Ha piuttosto una serie di scene di sesso che includono alcuni dettagli. Se negli anni ’60 poteva essere scandaloso, oggi è poco più che esplicito.

Oh Tania, dove sono ora la tua figa calda, le tue grosse giarrettiere pesanti, le tue cosce morbide, piene? C’è l’osso, nei miei venti centimetri di cazzo. Ti stiro tutte le grinze della fica, Tania, gonfia di seme”

Il racconto e lo stile

Il racconto di Tropico del cancro è in prima persona ed è scritto sotto forma di diario, spesso sfocia nel flusso di coscienza sconclusionato, azzardato e irrazionale. Essendo un lungo racconto biografico, vi scopriamo un Henry Miller che racconta la sua vita sregolata a Parigi, dove ha vissuto per dieci anni. Egli vive di qualche correzione editoriale, non ha una dimora fissa, beve e va a donne e non ha un pensiero al mondo.

Parigi è la vera protagonista del romanzo, con i suoi quartieri poveri, la musica, le prostitute, la vita sregolata della povera gente come il poeta, che vive alla giornata senza badare al domani.

“L’artista implicitamente si propone di rovesciare i valori costituiti, fare del caos che lo circonda un suo ordine, seminare lotta e fermento.”

Tropico del cancro si apre con Henry che vive a Villa Borghese dall’amico Boris, ma non è un alloggio definitivo: tutto è provvisorio, come il lavoro e le tante relazioni sessuali; l’assenza di legami, di soldi, di scopi e di responsabilità è quello che alla fine rende libero Henry, e di conseguenza la sua scrittura.

“Non ho né soldi, né risorse, né speranze. Sono l’uomo più felice del mondo.”

George Orwell: parole illustri per “Il Tropico del Cancro”

“Naturalmente un romanziere non è obbligato a scrivere direttamente di storia contemporanea, ma un romanziere che trascuri i più importanti avvenimenti mondiali del momento è di solito o un superficiale o un perfetto idiota […]. Ma di tanto in tanto compare un romanzo che si apre su tutto un nuovo mondo, rivelando non l’insolito e il bizzarro, ma semplicemente ciò che è familiare […]. Miller ha una sfumatura di questa particolarità […] leggetene cinque, dieci pagine e proverete quel particolare benessere che viene non tanto dall’intendere quanto dall’essere intesi. ‘Quest’uomo sa tutto di me’ voi pensate, ‘ha scritto tutto questo proprio per me’. È come udire una voce che vi parla, una cordiale voce americana, priva di qualsiasi gigioneria, scevra di finalità moralistiche, con solo l’implicito assunto che siamo tutti uguali. Per il momento vi siete liberato delle menzogne e delle semplificazioni, della stereotipata, burattinesca caratteristica della solita narrativa, anche se eccellente, e vi trovate di fronte alle identificabili esperienze degli esseri umani […]. Perché la verità è che molte persone comuni, forse una vera e propria maggioranza, parlano e si conducono esattamente come in questo romanzo”.

Così George Orwell, nel saggio intitolato Nel ventre della balena, illustra quello che il lettore prova nel momento viene catapultato tra le pagine di Tropico del cancro; ci sentiamo assorbiti, ci abbandoniamo alle parole e alle pagine, rassegnati a precipitare in un turbine di storie pazzesche e a volte invidiabili.

“E questo allora? Questo non è un libro. È libello, calunnia, diffamazione. Ma non è un libro, nel senso usuale della parola. No, questo è un insulto prolungato, uno scaracchio in faccia all’Arte, un calcio alla Divinità, all’Uomo, al Destino, al Tempo, all’Amore, alla Bellezza… A quel che vi pare. Canterò per voi, forse stonando un po’, ma canterò. Canterò mentre crepate, danzerò sulla vostra sporca carogna.
Per cantare bisogna prima aprire la bocca. Ci vogliono un paio di polmoni, e qualche nozione di musica. Non occorre avere fisarmonica, o chitarra. Quel che conta è voler cantare. E dunque questo è canto. Io canto.”

Tropico del cancro: mi è piaciuto?

Tropico del Cancro non è il mio libro preferito, e non è il primo che consiglierei ad un amico che non sa cosa leggere. Tuttavia, penso sia importante nel bagaglio culturale di un lettore raccogliere i libri che hanno fatto scandalo, perché da essi si capisce molto della cultura e della storia dell’uomo, soprattutto in epoche dove è difficile immedesimarsi. 

“Tutto questo mistero del sesso, e poi ti accorgi che è nulla, un buco e basta.”

Consiglio questo libro ai lettori che cercano un’avventura spericolata in una Parigi d’altri tempi, dalla bocca di uno scrittore ubriacone e puttaniere spericolato, che ha raccolto senza filtri le sue memorie, le quali rimarranno per sempre nel patrimonio culturale dell’umanità e della bellissima capitale francese.

Henry Miller: un po’ di biografia

Henry Valentine Miller nasce il 26 dicembre 1891. Scrittore, nato a New York da genitori di origine tedesca (il giovane Henry Miller parlò prevalentemente tedesco fino all’età scolare). Si sposa relativamente giovane, ossia all’età di 27 anni, ha una figlia due anni dopo il matrimonio ma divorzia nel 1924, dopo sette anni. 

Per molto tempo vive con il sogno e l’ambizione di diventare uno scrittore e così, a partire dal 1919, inizia a scrivere su riviste letterarie, prima di cominciare a stendere il suo primo romanzo (le bozze del quale non furono mai pubblicate).

Nel 1924 lascia il suo lavoro e si inventa gli espedienti più diversi per sopravvivere, fra i quali è rimasto famoso il suo proporsi come scrittore “porta a porta”, ovvero cercando di vendere i suoi pezzi esattamente come un piazzista. Nel 1930 parte per Parigi dove troverà effettivamente notorietà per i decenni successivi. 

Henry Miller sopravvive prevalentemente con elemosine o scrivendo per vari giornali, fino a che incontra la focosa scrittrice Anais Nin. Scoppia una grande passione che lo coinvolge anima e corpo. Anais, comunque, lo aiuta anche a pubblicare a Parigi il suo maggior lavoro, l’ormai celeberrimo “Tropico del Cancro”.

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Se te la sei persa, leggi la mia ultima recensione di La lentezza di Milan Kundera qui.

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Chi Sono

Claudia Neri

Ho 25 anni e amo scrivere, viaggiare, mangiare e fare capoeira. Ho studiato lingue e mi occupo di comunicazione digitale ed editing letterario. Mi piace esplorare il mondo e le persone, scoprire nuovi punti di vista e amare sempre. Questo blog è il mio passaporto per l’eternità.”

“Abbi un cuore insaziabile, affamato di vita, senza paura del dolore”

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