Io la guardo da lontano mentre a bordo piscina sorseggiava l’ennesimo bicchiere. Non riesco a capire se il cameriere continua a portarle acqua e limone, o se c’è qualcosa di alcolico all’interno. In quel caso, tanto di cappello, sarebbe una bevitrice eccezionale.
Ogni tanto prende dal tavolino una rivista o un libro, di cui non sono in grado di leggere il titolo, o di riconoscere la copertina.
Scendo al bar e la barista mi riconosce, salutandomi calorosamente. Sono cliente di questo hotel da dieci anni, vengo qui con tutta la mia famiglia anche due volte all’anno. Ma quest’anno, che sto divorziando, ho deciso di concedermi qualche giorno da solo nel mio paradiso preferito.
Chiedo cosa sta bevendo la signora col costume rosso, e la barista mi dice che alterna un gin lemon con poco lemon a acqua ghiacciata. Non capisce perché non prende direttamente una bottiglia da tenere al fresco accanto a lei e bere quando vuole. Le dico che forse le piace il cameriere, lei ride, di quel sorriso malizioso che mi fa sempre e che io ho ignorato fino ad oggi. Ricambio e lei abbassa la testa.
- Che cosa sta bevendo ora?
- Adesso è acqua. -, risponde lei guardando la signora un po’ delusa.
- Bene, preparami un gin lemon, per favore. -, dico io. Lei si adopera svelta.
- A che ora finisce il tuo turno? -, aggiungo.
- Stasera alle 8. -, risponde lei con gli occhi illuminati.
- Berresti qualcosa con me? Prometto che andremmo a un altro bar e non qui. –, Lei ride, imbarazzata, poi mi guarda. Non si aspettava che fossi così diretto. Di solito sono molto composto.
- Va bene. -, dice, aggiungendo il limone al drink della signora.
- Bene, passerò di qui. -, dico e prendo il drink. Me ne vado, sentendomi un seduttore professionista, mentre non capisco nemmeno io cosa sto facendo.
La signora col costume rosso sta leggendo una rivista. La interrompo piazzandomi davanti a lei e facendole ombra.
- Mi hanno detto che li sta alternando. -, dico. E le porgo il drink. Lei si toglie gli occhiali, abbassa la rivista, mi soppesa da capo a piedi e alla fine guarda il drink. Sorride.
- E che cos’è? -, dice. Ha una voce soave, un tono basso.
- Gin lemon, ghiacciato. -, rispondo. Lei non dice niente, ma si allunga ad afferrarlo.
- -, dice dopo il primo sorso, e mi indica il posto accanto a lei sul lettino con materasso dove è stesa lei. Il lettino è per due, ma lei mi indica il lato stretto. Mi siedo.
- Queste tendine bianche non danno molta privacy, e nemmeno i baristi. -, dice sorridendo.
- È vero. Ammetto che mi conoscono bene, vengo qui spesso.
- Ah, allora potrebbe far mettere forse qualche tendina più spessa, così non fanno granché. -, me le indica con gli occhi. Sono tendine di velo bianco, al momento sono legate quindi non coprono nulla del suo baldacchino.
- Vuole che le sciolga? -, chiedo alzando un sopracciglio.
- Sì, però dammi del tu. Io sono Monica. -, dice, con il tono di chi finalmente è riuscito a farsi capire da uno un po’ idiota.
- Sandro, piacere. -, dico. Le stringo la mano liscia e smaltata di verde acqua. Poi mi alzo e chiudo le tendine attorno a lei, a parte quella dove ero seduto. Mi rimetto al mio posto, tirando la tenda fino a me, poi la guardo.
- Be’, mi sa che forse dovrebbe venire su. Altrimenti questa non si chiude. -.
Obbedisco. Parliamo del libro che sta leggendo. Lei finisce il drink, io ne ordino un altro, siamo un po’ brilli entrambi. Parliamo come se ci conoscessimo da sempre, giudicando dietro gli occhiali scuri gli altri ospiti della piscina. Sono lontani da noi e le tendine ne coprono una parte, però riusciamo a immaginare che cosa fanno nella vita, che ci fanno lì, quando andranno via e tutto il resto.
Ad un certo punto Monica si gira verso di me e mi appoggia una mano sulla pancia, poi la sua mano scorre fino al costume e mi tocca da sopra la stoffa. Io la guardo, senza sapere bene cosa fare.
- Ho caldo. -, dice. – Potresti prendere quel ghiaccio e mettermelo addosso? –
Obbedisco. Lei si stende supina e mi guarda attentamente. Io prendo un cubetto di ghiaccio e glielo appoggio sul seno, il secondo lo metto all’altezza dello stomaco, il terzo sull’ombelico e il quarto sul pube, coperto dal costume rosso. Ne afferro un altro e glielo metto in bocca, lei si toglie gli occhiali e scopre dei bellissimi occhi nocciola, su un viso arrossato dal sole e dal gin. Prendo un altro cubetto di ghiaccio mentre le gocce le stanno già scorrendo addosso ai lati del corpo e lo sospendo in aria. “Posso?” chiedo. Monica annuisce. Le divarico leggermente le gambe e infilo il cubetto di ghiaccio tra le sue cosce, sotto il costume. Lei guarda con la bocca aperta, emette un sussulto quando il ghiaccio la tocca. Il cubetto dello stomaco scivola. Lo rimpiazzo e poi la bacio.
Mi prendo dalla sua bocca quello che le avevo dato e le bacio il collo. La mia bocca fredda le dà i brividi, sento la pelle d’oca sulle labbra mentre la sfioro.
Monica scorre con la mano sul mio petto e ritrova il mio costume, lo scosta un poco e ci infila la mano dentro. È calda, morbida e io sono duro e pronto. Vorrei penetrarla lì, su quel lettino con le tende velate. Non mi preoccupo se ci stanno guardando, accanto a noi non c’è nessuno. Sento la sua mano massaggiarmi e ci baciamo con le bocche fredde che a poco a poco si riscaldano e riprendono il sapore dell’alcol. La mia mano la afferra, il ventre raffreddato dal ghiaccio. Scendo con la mano fino a dove ho messo l’ultimo cubetto e lo raggiungo.
Il costume è gelido ma lei è calda. Le sue labbra sono morbide, gonfie. Le sento dischiudersi al tocco della mia mano, che entra dentro di lei morbidamente, senza ostacoli.
Monica fa un sussulto, le nostre labbra si staccano, mi guarda negli occhi e capisco che non vorrebbe la mia mano lì, ma non posso darle altro e allora mi stringe il viso e lo avvicina al suo. Il suo calore mi riempie dal centro delle sue cosce, stringo forte il suo pube, lei sussulta e mi lascia il cazzo che teneva in mano con tanta dedizione.
Vorrei baciarle il seno, turgido sotto al costume. Glielo scosto senza chiedere il permesso, e mi appoggio su di lei, la succhio, la bacio, la mordo. Sentirla godere così vicina al mio corpo, eppure così silenziosa, tra i veli bianchi che a stento ci coprono, mi eccita ancora di più. Vorrei farmi succhiare, strusciarmi addosso alla sua pelle sudata e unta di olio solare.
Il mio cazzo vorrebbe essere dentro di lei, invece le mie mani ci vanno, si bagnano e poi si fanno bere dalla sua bocca, che mi accoglie, come accoglierebbe tutto di me. Ci guardiamo con desiderio, con follia, con la consapevolezza che quella tortura fa parte del piacere. Alla fine, lei afferra un pareo rosso e se lo stende addosso. Mi accoglie lì sotto, mi abbassa il costume e con un movimento io mi avvicino a lei e la afferro, avvinghiandomi alla sua pelle.
Quando la penetro da dietro sono già al limite, sento il calore affluirmi al ventre, alla testa. La stringo, con un seno nella mano e il suo collo tra i miei denti. Vengo dentro di lei. Lei emette un gemito che non riesce a trattenere e io le chiudo la bocca. Lei stringe le mie dita coi denti e con la lingua e poi si abbandona al mio corpo, finito ma non sazio.
Fa caldo, vorrei altro ghiaccio, abbiamo sudato, senza un filo di vento intorno, e decidiamo di andare a tuffarci in piscina.
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