Libri sull’Olocausto che devi leggere almeno una volta nella vita: 10 libri per conoscere la storia e non dimenticare mai la Shoah
Il 27 Gennaio ricorre la giornata della Memoria, in ricordo delle vittime dell’Olocausto, giorno in cui, nel 1945 l’Armata Rossa liberò finalmente il campo di Auschwitz.

Si tratta di una giornata particolare, in cui tutti ci fermiamo a riflettere, affinché non accada mai più una tragedia simile.
Per questo motivo ho pensato di raccogliere una selezione di 10 libri da leggere assolutamente una volta nella vita.
Libri sul ricordo della Shoah
Iniziamo subito con i 10 libri da leggere a tema Olocausto.
1.Se questo è un uomo, Primo Levi

Come primo libro, oggi ho deciso di consigliare la lettura di Se questo è un uomo.
Sicuramente quando ci avviciniamo a questo giorno sentiamo spesso ripetere o leggiamo la sua frase celebre:
«L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria»
Innanzitutto si tratta di una storia vera, scritta tra il dicembre 1945 e il gennaio 1947, una testimonianza dell’autore che visse in prima persona la deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz durante la seconda guerra mondiale. Successivamente si sofferma sul significato della parola “umanità”. In queste pagine l’autore ci racconta un avvenimento storico-tragico: la disumana e disumanizzante vita in un campo di concentramento. E così assistiamo alla limitazione dell’uomo che perde la sua identità e viene identificato semplicemente con un numero. Il suo stile è lineare, diretto, semplice, e sicuramente d’impatto. Il suo modo di narrare rende i fatti raccontati ancora più sofferenti e porta il lettore a domandarsi costantemente se l’uomo descritto possa identificarsi ancora come uomo o se i fatti lo hanno portato a diventare altro.


Bio dell’autore
Primo Levi, nato a Torino il 31 Luglio 1919 e morto l’11 Aprile del 1987, è stato uno scrittore e chimico italiano, autore di diversi saggi, romanzi, poesie. Fu un partigiano antifascista, che il 13 dicembre 1943 fu fatto prigioniero dai fascisti. Quando il campo fu liberato, tornò in Italia, e si dedicò alla scrittura di opere per raccontare le atrocità di quel periodo.
2. Il Diario di Anna Frank

Il Diario di Anna Frank è sicuramente una delle opere più famose della prima metà del ‘900.
Quest’opera è il vero e proprio diario scritto da Anna Frank, una ragazza ebrea tedesca. Successivamente all’ascesa al potere di Adolf Hitler, Anna è costretta ad emigrare nei Paesi Bassi e nascondersi con tutta la sua famiglia per evitare di essere catturata dai nazisti. Tuttavia, il 4 agosto 1944 i nazisti fecero irruzione nella casa in cui era nascosta la sua famiglia e vennero tratti tutti in arresto. Nel suo diario racconta la propria storia, per questo motivo, il libro è una vera e propria testimonianza storica del periodo della Seconda Guerra Mondiale e della persecuzione degli ebrei.
«Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo»

Bio dell’autrice
Anna Frank (Annelies Marie Frank) nacque a Francoforte sul Meno il 12 giugno 1929 e morì a Bergen-Belsen tra febbraio e marzo 1945. Fu una giovane ebrea tedesca, divenuta simbolo della Shoah proprio grazie al suo diario. Visse gran parte della sua vita ad Amsterdam, dove era rifugiata con la sua famiglia.
3. La memoria rende liberi, Liliana Segre – Enrico Mentana

Un libro commovente e angosciante, in cui Enrico Mentana raccoglie le memorie di Liliana Segre, una testimone d’eccezione che, ripercorrendo la sua infanzia e il rapporto con l’adorato papà Alberto, racconta le persecuzioni razziali, il lager, la vita libera e la felicità ritrovata grazie all’amore per il marito Alfredo e i suoi tre figli.
Liliana ha otto anni quando la sua vita cambia radicalmente. È il 1938 quando le leggi razziali si abbattono con violenza su di lei e sulla sua famiglia. Venne discriminata e identificata come “alunna di razza ebraica”, successivamente fu espulsa da scuola e allontanata dalle sue amiche. Questa situazione la costrinse a nascondersi e a fuggire fino all’arresto sul confine svizzero che portò lei e suo padre al campo di Auschwitz.
Dal lager tornò sola e orfana tra le macerie di una Milano appena uscita dalla guerra. Passati trent’anni di silenzio, la depressione la costrinse a fare i conti con la sua storia e la sua identità ebraica. “Scegliere di raccontare è stato come accogliere nella mia vita la delusione che avevo cercato di dimenticare di quella bambina di otto anni espulsa dal suo mondo. E con lei il mio essere ebrea”.
«Un conto è guardare e un conto è vedere, e io per troppi anni ho guardato senza voler vedere.»
Bio dell’autrice

Liliana Segre è nata a Milano il 10 settembre del 1930. Qui crebbe assieme al padre Alberto e ai nonni paterni, dopo aver perso la mamma durante il primo anno d’età. Di origini ebraiche subisce l’espulsione dalla scuola quando arriva all’età di 8 anni a causa dell’entrata in vigore delle leggi razziali in Italia. Nel 1943 assieme al padre tentò la fuga in Svizzera. Fu in quell’occasione che le guardie di frontiera procedono con il loro arresto. Liliana restò nel carcere milanese di San Vittore per 40 giorni, successivamente lei e il padre vennero condotti ad Auschwitz.
4. La notte, Elie Wiesel

Questo romanzo autobiografico racconta la storia del piccolo Eliezer che vive in prima persona il dramma della deportazione insieme alla sua famiglia.
Un giorno gli ebrei stranieri vengono cacciati da Sighet in Transilvania, paese in cui vive la famiglia Wiesel. Un giorno arrivò la notizia che da lì a a poco avrebbero dovuto partire per una meta che era per tutti sconosciuta tranne che per il presidente del Consiglio ebraico. Tutti gli abitanti di Sighet vengono caricati sui vagoni di alcuni treni che li avrebbero poi trasportati in un luogo misterioso. Arrivò poi anche il giorno della partenza dei Wiesel, che purtroppo scoprono solo all’arrivo qual è la meta: il campo di concentramento per ebrei a Birkenau. Tutti vengono privati dei propri oggetti preziosi e all’entrata vengono divisi tra uomini e donne. Il piccolo Wiesel rimane con il padre senza sapere che purtroppo non avrebbe più rivisto la madre e la sorellina Zipporà.
«Il genere umano deve ricordare che la pace non è il dono di Dio alle sue creature; la pace è il dono che ci facciamo gli uni con gli altri»

Bio dell’autore
Eliezer Wiesel è nato a Sighet il 30 settembre 1928, è uno scrittore rumeno ebreo sopravvissuto all’Olocausto, che ha scritto le sue memorie e le sue esperienze in numerosi libri. Wiesel ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1986. Oggi vive negli Stati Uniti.
5. Il bambino col pigiama a righe, John Boyne

Il bambino con il pigiama a righe è un romanzo scritto da John Boyne ambientato nel 1940, durante il periodo nazista, ad Auschwitz. Bruno è un bambino di appena nove anni, ed è costretto a trasferirsi qui con la famiglia a causa del lavoro del padre. Purtroppo qui Bruno vive delle esperienze e vede delle cose che non capisce. La sua casa ad Auschwitz è totalmente diversa dalla casa di Berlino, città in cui era nato. È una casa molto più piccola e dalla sua finestra non vede più strade e bancarelle ma soltanto una grande rete con all’interno delle persone vestite tutte allo stesso modo: con un pigiama a righe e un berretto di tela in testa.
Tuttavia ci sono momenti in cui un fratello ed un a sorella abbassano le armi per un istante e parlano da esseri civili

Bio dell’autore
John Boyne è nato a Dublino nel 1971, dove ha frequentato il Trinity College e si è poi specializzato in Scrittura creativa presso l’Università dell’East Anglia. Il suo primo romanzo tradotto in Italia, Il bambino con il pigiama a righe, è stato tradotto in 32 Paesi e ha venduto 5 milioni di copie in tutto il mondo entrando al primo posto della New York Times Best Seller List. Il libro ispirò l’omonimo film di Mark Herman del 2008.
6. L’amico ritrovato, Fred Uhlman

Questo romanzo racconta la storia di Hans Schwar, un ragazzo sedicenne proveniente da una famiglia ebraica che vive a Stoccarda, in Germania. La sua famiglia fa parte dell’alta borghesia. Hans descrive i genitori come persone gentili, che hanno buoni rapporti sia con cristiani sia con ebrei. La storia si sviluppa nell’arco del 1932, anno che precede l’avvento del nazionalsocialismo. È il mese di febbraio, quando alla classe di Hans viene aggiunto Konradin von Hohenfels, un ragazzo di famiglia nobile, a cui tutti i ragazzi vogliono diventare amici, compreso Hans. Konradin inizialmente sembra non esser interessato a lui, tuttavia Hans riesce a farsi notare e tra i due nascerà una vera amicizia.
«Per la prima volta mi resi conto della mia infinita piccolezza e del fatto che la nostra terra non era altro che un sassolino su una spiaggia dove, di sassolini, ne esistevano a milioni»

Bio dell’autore
Fred Uhlman è nato a Stoccarda il 19 gennaio 1901, da una famiglia ebrea della classe media. Studiò nelle università di Friburgo, Monaco e Tubinga dove, nel 1923, si laureò in Legge. Nel 1933, due mesi dopo che Hitler aveva giurato come Cancelliere, si trasferì a Parigi per iniziare una nuova vita. Tuttavia, questo si rivelò molto difficile poiché agli stranieri non era permesso avere un lavoro retribuito e venivano immediatamente espulsi dalla Francia se venivano scoperti a farlo. Uhlman qui si mantenne vendendo quadri e opere dipinte da lui.
7. Il mio nome è Selma, Selma van de Perre

A novantanove anni, Selma van de Perre racconta una delle storie meno note della Seconda guerra mondiale: quella che vide moltissimi ebrei partecipare attivamente alla lotta contro il nazismo.
Era il maggio del 1940 quando l’esercito del Terzo Reich invase i Paesi Bassi e la vita di Selma cambiò per sempre. All’occupazione nazista, infatti, seguì la tragica persecuzione della popolazione ebraica. Gli ebrei furono allontanati dai luoghi di lavoro, spogliati di ogni diritto e proprietà, deportati nei campi di sterminio. Molti, tuttavia, riuscirono a sfuggire alla cattura scegliendo la clandestinità e combattendo nella resistenza. Selma fu una di loro e agiva con lo pseudonimo di «Marga». Viaggiò come staffetta attraverso l’Olanda, il Belgio e la Francia per raccogliere informazioni, portare ordini, falsificare documenti, dare rifugio ai giovani ricercati dai tedeschi. Contribuì alla fuga di centinaia di ebrei verso l’Europa meridionale e la Palestina. Fino a quando, nell’estate del 1944, venne purtroppo arrestata e deportata, come prigioniera politica, a Ravensbrück, nel principale lager femminile della Germania nazista. Tuttavia Selma riuscì a sopravvivere fino al giorno della liberazione sotto falsa identità. Il suo vero nome riuscì a pronunciarlo solo una volta che la guerra volse al termine: Selma.

Bio dell’autrice
Selma van de Perre-Velleman, nata il 7 giugno 1922 è stata una combattente della resistenza olandese-britannica. Durante la seconda guerra mondiale lavorò come corriere, ossia “messaggero della resistenza”. Nel 1942 Van de Perre fu chiamata per lavorare in una fabbrica di pellicce che riforniva l’esercito tedesco, ma riuscì ad ottenere un’esenzione. Quando il padre fu arrestato e portato al campo di Westerbork, Selma aiutò sua madre e sua sorella a nascondersi ad Eindhoven
8. Il profumo di di mio padre, Emanuele Fiano

Il profumo di mio padre è un romanzo che cerca di essere memoria preziosa e indimenticabile, includendo una riflessione attualissima sul male e gli orrori del passato. Al contempo è un esempio di come si possa trasformare la catastrofe in un messaggio straordinariamente educativo per le generazioni future, come è successo con i libri di Liliana Segre e Primo Levi. Racconta la storia della sua famiglia, segnata dalla tragedia degli scomparsi, dal dolore e dal ricordo dei vivi. Tra Nedo, il padre sopravvissuto ai campi di concentramento, ed Emanuele, il figlio “politico “, viene alla luce un rapporto fatto di silenzi, odori e mistero, tenerezze reciproche e scoperte rivelatorie.
«Noi figli dei sopravvissuti alla camera a gas di Birkenau non siamo normali. Lo sa bene la mia amata moglie e lo sanno i miei figli, e forse le mogli di tutti i figli della Shoah e i loro amati figli. Come prima le nostre madri o padri. Noi non abbiamo ascoltato solo parole dolci e tenere dai nostri padri, non solo favole ci è capitato di ascoltare, ma il silenzio impastato di lacrime e urla.»

Bio dell’autore
Emanuele Fiano è un politico italiano, attualmente deputato del Partito Democratico e responsabile nazionale Riforme del PD.
Ha insegnato nei corsi di progettazione architettonica fino a conseguire il diploma di dottore di ricerca in progettazione architettonica urbana. Dopo essersi laureato si è abilitato alla professione di architetto a Milano, attività che ha cominciato a svolgere da libero-professionista.
9. Il secolo dei genocidi, Bernard Bruneteau

Questo saggio di Bruneteau, ricorda il Novecento come il secolo dei genocidi. Definisce il Novecento come una miscela avvelenata di razionalità totalitaria, nazionalismo e modernità che ha generato la sanguinosa “specialità” del genocidio. Dopo aver esposto il focus del problema, tuttavia ancora molto controverso, Bruneteau spiega le origini ideologiche e storiche del comportamento genocida, che affondano nei massacri delle guerre di conquista coloniale, nella diffusione di un malinteso darwinismo sociale, nella pedagogia della violenza estrema nella Grande Guerra, e in ogni capitolo si sofferma a raccontare ognuno dei grandi genocidi del secolo.

Bio dell’autore
Bernard Bruneteau è uno storico francese nato nel 1952, professore di storia contemporanea all’Università Pierre-Mendès-France – Grenoble II e all’Istituto di studi politici di Grenoble. Oggi insegna all’Istituto di studi politici di Rennes e all’interno del ramo di scienze politiche dell’Università di Rennes I. Le sue ricerche e pubblicazioni si concentrano principalmente sullo studio del totalitarismo. Bruneteau è anche riconosciuto per il suo lavoro sui genocidi (vedi Il secolo dei genocidi), in cui cerca di decifrare le intenzioni dei genocidi e le ragioni che possono spingerli a vedere nel genocidio la soluzione ai problemi da affrontare.
10. Il pane perduto, Edith Bruck

Il pane perduto è Vincitore del Premio Strega Giovani 2021, e Vincitore della 92/a edizione del Premio Viareggio-Rèpaci Sezione Narrativa.
In questo libro Edith Bruck racconta la storia della bambina scalza, una piccola ebrea che vive in uno sperduto villaggio ungherese. Dikte ha tanti fratelli e fanno parte di una famiglia molto povera. È brava a scuola, ma è emarginata perché la persecuzione degli ebrei si sta già facendo spazio e i fascisti ungheresi sono crudeli quanto i nazisti invasori. Presto tutta la famiglia sarà deportata e la madre che aveva messo a lievitare il pane dovrà abbandonarlo nella casa deserta. Un evento simbolico che segnerà la vita e la personalità di Dikte. Ad Auschwitz moriranno la madre, il padre e il fratellino Jonas. Lei sopravvive, appena tredicenne, a tutte le sofferenze e torture insieme alla sorella Judit, che le fa da madre.
«Ma dietro il silenzio del padre e l’amore improvviso della madre, Ditke avvertiva qualcosa di grave. Fin da piccolissima rigettava le cose che potevano farle troppo male, non voleva né sentirle, né vederle, lasciava che la giudicassero superficiale e impreparata alle avversità piccole o grandi della vita»

Bio dell’autrice
Edith Bruck è una scrittrice ungherese naturalizzata italiana. È reduce dell’Olocausto, sopravvissuta alla deportazione nei campi di concentramento di Auschwitz. Ha trascorso gran parte della sua vita a raccontare la terribile esperienza con la sua arte, gli scritti e porta la propria testimonianza presso scuole e università, per mantenere viva la memoria. Durante la sua carriera ha collaborato con alcuni giornali, tra cui Il Tempo, il Corriere della Sera e Il Messaggero, occupandosi tra l’altro dei temi dell’identità ebraica e della politica di Israele. Il suo libro d’esordio è l’autobiografico Chi ti ama così del 1959.
Fatemi sapere se li avete già letti o se avete deciso di iniziare a leggerne qualcuno! Se l’avete perso, leggete il mio ultimo articolo per scoprire come superare il blocco del lettore qui!