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La ferrovia sotterranea – Colson Whitehead – Recensione

La ferrovia sotterranea (The Underground Railroad) è il sesto romanzo pubblicato nel 2016 dello scrittore americano Colson Whitehead. Nel 2017 ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa e altri importanti premi negli anni successivi.

Il romanzo ucronico racconta la storia di Cora e Caesar, due schiavi nel sud-est degli Stati Uniti durante il XIX secolo che cercano di liberarsi dalle loro piantagioni in Georgia seguendo la Underground Railroad, che il romanzo descrive principalmente come un sistema di trasporto ferroviario, oltre a una serie di case sicure e percorsi segreti.

“Ecco qual era il vero Grande Spirito, il filo divino che collegava tutte le umane imprese: se una cosa sai tenertela stretta, è tua. La tua terra, il tuo schiavo o il tuo continente. L’imperativo americano.”

La ferrovia sotterranea era una rete informale di itinerari segreti e luoghi sicuri utilizzati dal XIX secolo dagli schiavi afroamericani negli Stati Uniti d’America, per fuggire negli “Stati liberi” e in Canada con l’aiuto degli abolizionisti, solidali con la loro causa. Altri percorsi conducevano in Messico od addirittura oltreoceano. Il termine veniva applicato anche agli abolizionisti che aiutavano i fuggitivi. La Ferrovia Sotterranea raggiunse il suo apice tra il 1810 e il 1850, con oltre 30.000 persone fuggite dalla schiavitù. L’argomento è diventato tema di ispirazione popolare per canti e ballate, oltre che un fenomeno di studio molto interessante rispetto ai tristi e dolorosi anni della schiavitù negli Stati Uniti.

Trama

La storia è raccontata in terza persona, incentrata principalmente su Cora. Cora è una schiava in una piantagione della Georgia, emarginata anche dagli altri schiavi dopo che la fuga di sua madre ha inasprito l’atteggiamento dei bianchi proprietari terrieri nei loro confronti. Cora nutre gran risentimento verso sua madre che l’ha abbandonata fuggendo senza di lei, ma è proprio da questo sentimento di rivalsa che trae la forza per organizzare il piano di fuga e resistere alle continue vessazioni dei padroni.

Ridgeway è il principale antagonista, un cacciatore di teste al servizio degli schiavisti che vogliono ricatturare i loro schiavi in fuga e punirli come si deve, dando dimostrazioni di violenza e furia omicida davanti agli altri neri delle piantagioni. Questo personaggio è motivato alla cattura di Cora soprattutto perché vuole vendicarsi di Mabel – la madre di Cora –, che è l’unica fuggitiva che non è mai riuscito a catturare.

“Dalla notte in cui era stata rapita, era stata oggetto di continue valutazioni e perizie, svegliandosi ogni giorno sul piatto di una nuova bilancia. Se sai qual è il tuo valore, sai qual è il tuo posto nel sistema. Sfuggire ai confini della piantagione era come sfuggire ai principi basilari della tua esistenza: impossibile.”

Il bene e il male: La ferrovia sotterranea

Lo stile del romanzo lo rende molto scorrevole e piacevole da leggere. Le scene sono per lo più descritte bene, qualche punto debole l’ho trovato nei dialoghi e negli atteggiamenti, talvolta un po’ costruiti, dei protagonisti della storia.

Le psicologie maschili non sono approfondite come quelle femminili, a parte quella di Ridgeway, a cui viene lasciato più spazio anche con dei capitoli scritti dal suo punto di vista. 

“Che razza di mondo è, pensò Cora, quello in cui una prigionia perenne è il tuo unico rifugio? Era libera dalla schiavitù o ancora sotto il suo giogo: come descrivere la situazione di una fuggiasca? La libertà era qualcosa che cambiava forma mentre la si guardava, così come un bosco è fitto di alberi visto da vicino ma dall’esterno, da un campo aperto, se ne vedono i veri limiti. Essere liberi non aveva nulla a che fare con le catene o con la quantità di spazio a disposizione.”

Il confine tra buoni e cattivi apparentemente è chiaro: c’è la protagonista con i suoi aiutanti e ci sono i cattivi schiavisti bianchi e persecutori.

Tuttavia, il bene e il male in questo romanzo scorrono e vibrano nei personaggi alternandosi e sovrapponendosi. Anche i neri schiavi delle piantagioni hanno un comportamento vergognoso nei confronti delle schiave donne, invece di compatirle e solidarizzare con loro.

All’interno delle stesse piantagioni i neri litigano per un pezzo di terra in più o un oggetto rubato dalla baracca. La condizione sociale non avvicina sempre le anime, ne La ferrovia sotterranea spesso le incattivisce e le rende violente.

La ferocia della schiavitù

Quello che mi è piaciuto del romanzo è l’assenza di mezzi termini. La cattiveria, la violenza, l’omicidio sono raccontati con cura, e arrivano dritti al cuore del lettore.

Ovviamente non possiamo riconoscerci nei personaggi: quanto è diverso il destino di Cora dal mio? Però possiamo provare empatia per loro, ed è una cosa che faremo in tutte le pagine.

“Il padrone diceva che l’unica cosa più pericolosa di un negro con la pistola è un negro con un libro in mano.”

Il razzismo non è un problema risolto, anche se siamo andati molto avanti. Negli Stati Uniti la crudeltà degli schiavisti arrivava al punto di trattare i neri peggio delle bestie, come se fossero dei cani con la rabbia. L’idea che la persona di colore fosse un altro essere umano non era nemmeno contemplata.

E questo porta alla facilità con cui anche le donne della miglior casta, le signorine più educate e per bene, gli uomini più colti, non mancassero di odiare questa razza a tal punto da diventare peggio di selvaggi cannibali al loro cospetto.

Questo libro mi ha insegnato che abbiamo ancora molto da imparare dalla storia afroamericana, e che ancora molto dobbiamo a questo popolo e alle sue donne per tentare un riscatto delle torture che gli abbiamo inflitto.

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Se te la sei persa, leggi la mia ultima recensione di “Americanah” di Chimamanda Ngozi Adichie.

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Chi Sono

Claudia Neri

Ho 25 anni e amo scrivere, viaggiare, mangiare e fare capoeira. Ho studiato lingue e mi occupo di comunicazione digitale ed editing letterario. Mi piace esplorare il mondo e le persone, scoprire nuovi punti di vista e amare sempre. Questo blog è il mio passaporto per l’eternità.”

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