Questo è un racconto erotico interattivo. 👩🏻💻👨🏼💻
Io scrivo l’incipit e voi lettori potete mandarmi il continuo via email all’indirizzo info@parolemute.it
Sceglierò il continuo che mi piace di più e aggiungerò io il pezzo successivo, dopo di che voi potrete inviarmi le vostre proposte via email.
Continuiamo così fino alla fine del racconto. ♥️
- Inviatemi un continuo non troppo lungo, diciamo 10 o 15 righe di un foglio Word;
- Tutti i contributi saranno in forma anonima;
- Pubblicherò un pezzo a settimana, quindi dal giorno della pubblicazione avete 5 giorni di tempo per mandarmi le vostre proposte;
- Per non perdervi il giorno della pubblicazione e sapere se il vostro contributo è stato scelto, seguitemi su Instagram;
- Sceglierò il contributo che mi piace di più ad ogni passaggio, indipendentemente dall’autore.
Mi sveglio con il pensiero della notte scorsa e con ancora addosso il profumo che mi ha lasciato. Nel locale c’era una puzza terribile di sigaretta ma, nonostante questo, il suo odore è stata la prima cosa che mi ha colpito.
Sono al bancone a prendere due drink, per me e la mia amica, quando qualcuno mi urta e mi spinge in avanti.
– Scusa, non l’ho fatto apposta! -, la tua voce si sforza di superare la musica. Mi volto pronta ad arrabbiarmi, ma quando ti vedo il tuo sguardo è così sincero e il sorriso così bello che non riesco a dire nessuna delle parolacce che avevo in mente.
– Non preoccuparti. -, dico allora, e sorrido a mia volta. Tu mi guardi ancora, quel secondo di troppo per capire.
Le luci ci disegnano sulla faccia strani colori e geometrie. Vedo che hai gli occhi scuri, le ciglia lunghissime. Le labbra mi sembrano disegnate, con un incavo sulla parte superiore e carnose sotto.
– Posso farmi perdonare? – dici, proprio mentre il barista sta appoggiando i miei due drink, uno rosa e uno bianco, sul bancone. Io mi volto e sorrido. Tu allunghi la banconota verso di lui e ordini tre Vodka tonic.
– Ti aspetto per brindare allora.-, dico.
– Piacere, Alessandro. -, dici tu, e mi porgi la mano.
Alessandro.
Il tuo nome rimbomba nella mia testa così forte, che la mano che regge il cocktail trema.
– Piacere, Elena. – ti rispondo con voce tremolante.
I tuoi occhi scuri, sembrano scrutarmi l’anima. Vuoi sapere cosa sto pensando di te, vuoi sapere se le tue mani possono stringere i miei fianchi, vuoi sapere se quelle labbra disegnate solo ed unicamente per te, bagnate dal Vodka Tonic, possano unirsi alle mie in una danza passionale e senza freni.
Ma lo sai già, certo che lo sai. Parliamo di tutto quelle che ci viene in mente, liberi da qualsiasi pensiero, grazie all’alcol. La tua mano si avvicina alla mia. È calda e io non oppongo resistenza, anzi, la cerco.
Il mio corpo è in tumulto. L’unica cosa che vorrei sentire, sono le sue mani e il suo corpo su di me che stringono e spingono con violenza.
Si avvicina al mio orecchio – “Io so cosa voglio, tu cosa vuoi? – lasciando quella fragranza che mai più riuscirò a sentire. Lo guardo, accenno un “sì” con il capo e ci allontaniamo.
Mantieni i due drink con la mano destra per poter tenere la sinistra nella mia. Ogni tanto ti volti e mi sorridi, come se avessi paura di vedermi scomparire. Ci facciamo largo tra la folla che spinge, balla e ride. Io succhio un po’ dalla mia cannuccia un po’ da quella di Alice, mentre i drink tremanti rischiano di rovesciarsi.
Mi guidi verso un tavolo dove ci sono diversi ragazzi. Porgi il drink al tuo amico e poi li saluti tutti, sono appena arrivati. Vedo i loro occhi avidi su di me mentre tu ancora non hai detto niente. Sorrido, divertita.
– Lei è Elena. Ora andiamo a cercare la sua amica… -, inizi rivolgendoti a me. –
– Alice! -, dico io e sorrido. Ora ho i drink uno per mano, uno è quasi finito, l’altro è a metà.
Ci allontaniamo dai tuoi amici. Tu guardi il mio drink e co un’occhiata eloquente capisco che devo finirlo. Lo butto giù in un sorso e mi libero la mano. Tu sorridi e me la prendi. Quel calore mi dà un fremito.
– Dov’è Alice? Devo ballare con te adesso. -, mi dici all’orecchio, con quel profumo travolgente, poi mi stringi un fianco e mi attiri a te. Sento il mio corpo che si riscalda e che vuole muoversi. Ondeggiamo, la musica che ci trasporta, il mio ventre che si infiamma, la mia bocca che vuole solo toccarti dappertutto.
Alice sta ballando con un ragazzo biondo coi capelli ricci quando la raggiungiamo. Appena mi intravede sorride, poi guarda te e fa uno sguardo malizioso. Mi conosce troppo bene e sa come andrà a finire. Mi avvicino a lei e le porgo il drink, mi bacia sulla guancia e poi prende con la mano il suo accompagnatore. Ci presenta, ma io non capisco come si chiama. Sono ubriaca, Alice mi guarda dopo aver notato che il suo drink è mezzo vuoto. Io scoppio a ridere e lei dice:
-Va be’, andiamo, Luca, vieni. Devo andare a prendere da bere da sola! -, scoppia a ridere e si trascina via il suo accompagnatore.
Io e te balliamo, i nostri corpi si attaccano, le nostre fronti sudate si toccano e le nostre bocche si mischiano. Sento il sapore delle sigarette e della vodka, sento le tue mani che mi scorrono addosso e mi vorrebbero spogliare. Sai come farmi aumentare il desiderio, stuzzicandomi nei punti più sensibili e poi allontanandomi, come un animale con una preda. Mi baci il collo e poi ti sposti, mi lecchi un lobo così veloce che quasi non me ne accorgo. Appunto, quasi.
Mi sento fremere dentro, ti mordo le labbra e quando ci stacchiamo e tu mi fai volteggiare io ti sorrido. La tua camicia arrotolata sulle braccia, i bracciali scuri, il tuo sorriso divertito. Mi sento in un’estasi ubriaca che mi piace da morire.
Balliamo, forse sarà solo per stanotte, ma che importa? Beviamo ancora, mi trascini in diversi posti della discoteca, incrociamo Alice, balliamo tutti e quattro insieme. Poi torniamo al tavolo dei tuoi amici e balliamo anche con loro e le compagne che hanno trovato per la serata. Mi sento di nuovo adolescente, fino a che non riesco più a resisterti e ti trascino fuori.
– Andiamo a fumare una sigaretta. -, ti dico nell’orecchio. Ti prendo la mano e tu mi segui.
Quando apri il cofano della macchina per invitarmi a entrare mi viene da ridere. Tu però mi indichi di salire e noto con piacere che i sedili sono reclinati.
– Attenta, ho trasportato un mobile di legno, ci saranno delle schegge. -, dici. Non so perché la parola schegge mi fa ridere. Tu ridi con me poi ti avvicini, mi attiri a te e mi baci. La tua lingua finisce sul mio collo, sul lobo del mio orecchio. L’orecchino si stacca con un “clap” e tu tiri indietro la testa. Il mio cerchio dorato è stretto tra i tuoi denti. Lo prendo e me lo infilo nella borsa, poi ti stringo la testa e continuo a baciarti.
Mi spingi e mi fai sedere sul bordo dell’auto. Io indietreggio e ti invito ad entrare. Sfilo le scarpe e lancio la borsetta sui sediolini anteriori un attimo prima che il portabagagli si chiuda e rimaniamo completamente al buio. Non ti vedo ma sento le tue mani addosso. Assaporo il gusto delle tue labbra, la tua saliva, il tuo respiro.
Intensi sono i nostri respiri.
– Apri gli occhi -, ti chiedo. I miei si stanno abituando all’oscurità e distinguo i tuoi contorni, le gocce di sudore sul tuo petto semi nudo. Tu li apri e immediatamente scivola dentro di me tutto. Guardami. Guardiamoci, tutto in me è gonfio di piacere per te. Mi sento il seno, le braccia, le gambe, la vulva esplodere mentre ti cercano. Le mie mani scorrono lungo i tuoi fianchi, ti sfiorano la pelle sotto la camicia. Ti slaccio i bottoni rimasti mentre la mia lingua esamina ogni centimetro del tuo collo, saporito del mio e del tuo eros.
– Alessandro-, mormoro a bassa voce.
– Sì… -, sussurri tu, e stacchi la bocca dalla mia per guardarmi, sapere cosa voglio.-, mormoro. – Mi piace sentire il tuo nome rimbombare nella mia bocca.
– Io non voglio solo il mio nome nella tua bocca. –
Le tue mani mi scorrono sul petto, mi spogliano, resto nuda, con il petto proteso verso di te. Mi succhi un seno, l’altro, mi mordi in mezzo e poi mi stringi un capezzolo tra i denti troppo a lungo. Gemo e ti tiro indietro la testa afferrandoti per i capelli. Fai uno scatto ma vedo che sorridi, come me. Il dolore è passato cedendo il posto al piacere che lasciano le ferite non inferte, quelle solo accennate, un attimo prima del sangue.
Scivolo ancora un po’ sui sedili reclinati, sento la stoffa ruvida sotto la mia schiena nuda graffiarmi. Ti guardo mentre mi tieni le braccia immobilizzate affianco alla testa.
– Stai ferma. -, dici. E io obbedisco. Allora mi togli le mani dai polsi e ti slacci la cintura e i pantaloni. Sei frenetico ma controlli i movimenti in questo piccolo spazio. Sfili il pantalone, mi lecchi una guancia, poi sfili le mutande e mi succhi un capezzolo. Le mie mani sono sempre immobili e quasi cedo per stringerti a me.
Sali a cavalcioni sulla mia faccia e mi infili il tuo membro in bocca bloccandomi le braccia con le ginocchia. Gemo, e aspetto che arrivi fino in fondo alla gola. Tu Sali e scendi con un movimento lento, controllato. Non c’è spazio per buttare la testa all’indietro allora sei costretto a guardarmi. Io godo di tutto quel piacere. Vedo nei tuoi occhi i gemiti della tua bocca, i capelli sudati sulla fronte e il tuo sesso bagnato che entra ed esce dalla mia bocca.
Ti bacio anche sotto di lui, lo lecco come se fosse un gelato e avessi paura del caldo che lo scioglie. All’improvviso le tue mani mi raggiungono in mezzo alle cosce. Sollevi il vestito e scosti le mutandine. Il clitoride è già gonfio sotto il pube teso verso di te, le mie membra già ti vogliono.
Gemo più forte e chiudo gli occhi. Sento le lacrime che mi scorrono accanto alla testa, mi manca il respiro e con il tuo pene in gola non ho aria per la bocca.
Mentre mi tocchi sento tutto dentro di me che si riscalda. I finestrini sono già appannati. La mia mano scivola su quello posteriore disegnando il flusso delle mie dita. Ansimando esci da me e io faccio un respiro profondo. Il soffocamento che ancora mi fa bruciare la gola. I finestrini dell’auto si abbassano un poco. Sento qualche voce fuori. Ti afferro la faccia e la porto verso di me, la tua lingua calda che incontra la mia ancora sa di vodka.
– Lo voglio in mezzo alle tette. -, ti dico.
I tuoi occhi si illuminano anche al buio, il tuo respiro affannoso finisce sul mio collo. Mi lecchi e mi baci fino a che il sudore mio e tuo si mescola in un effluvio di piacere sconfinato. Non so nemmeno più io dire quale sia il confine tra i nostri corpi. Stringo le tette attorno al tuo sesso e ti masturbo. I tuoi gemiti adesso si fanno forti, so che da fuori si sentono e mi piace. E’ grande, duro, e mi fa male i capezzoli mentre strusciano sulla tua carne morbida, tesa per me. Quando arriva in fondo tiro fuori la lingua e lo tocco, appena appena, giusto sulla punta, quello che basta a farti godere ancora di più.
Quando ti sposti mi sento che non riesco più a resistere. Devo averti dentro di me, fino in fondo. Voglio sentirti che mi fai male, fino a che non riesco a resistere. Te lo dico e tu scendi facendo scorrere il tuo pene sul mio corpo, il petto, la pancia, il vestito arrotolato intorno ai fianchi, la mutandina spostata e già sporca di bianco, il mio bianco.
Ti sento scorrere sul mio clitoride, sul mio pube ed emetto un gemito.
– Scopami, ti prego. -, dico afferrandoti il petto.
Ti sento penetrarmi come se dentro di me ci fosse crema bianca, pronta ad accoglierti.
Fa ancora caldo ma lo spiffero fresco mi penetra sotto la pelle, mentre io godo del tuo pene che mi spinge contro i sedili. L’ho desiderato così tanto che adesso mi sembra di non volerlo più fuori di me. La tua mano mi si infila in bocca e io succhio le tue dita con vigore, come ho fatto prima con ogni parte di te. S-ucchio, lecco e mi lascio spalmare la mia saliva sulla faccia, sul collo, sulle tette coi capezzoli turgidi.
Mentre ti abbassi sento ti sfili un poco da me e ti trattengo con le gambe. Le stringo attorno ai tuoi fianchi e tu mi mordi un capezzolo. Mi faccio male ma non dico nulla. Gemo e tu mi dai uno schiaffo. Mi sento sopraffatta dal tuo corpo che mi domina e allo stesso tempo mi completa. Ti spingo a uscire fuori da me.
– Siediti. -, dico, spingendoti di lato. – Ora vai tu sotto. – E ti faccio capire che ti voglio seduto dove prima ero io, per salirti addosso e cavalcarti fino a che non sarò esausta.
Mi guardi confuso ma obbedisci. Fa ancora più caldo di prima. Ora se i finestrini si spannassero saremmo uno spettacolo bellissimo. Io seduta sopra di te, nuda e affannata, coi capelli tutti attaccati sulla faccia dove voglio la tua sborra. E tu, seduto sotto che mi guardi e mi vuoi.
Non voglio nient’altro che spingerlo dentro di me e bagnarmi ogni secondo di più, sudando e mischiandomi a te fino alla fine. Le tue mani mi toccano come se volessi asciugarmi e tremano sui miei capezzoli turgidi e scuri piùche mai. L’aria che entra dalla fessura del finestrino mi passa sotto il naso, odora di fresco e di profumo altrui. La serata forse è finita, la gente sta uscendo?
Ti appoggio una mano sul petto e con l’altra ti stringo la nuca. Ti bacio e la mia lingua e la mia saliva si mischiano a questo sapore che ormai conosco e che non voglio dimenticare. Mordi, troppo forte, grido e mi allontano, ti do uno schiaffo ma un rivolo di sangue è già sul mio labbro inferiore, scorre e io lo lecco. Mi attiri la testa e mi baci. Succhi tutto il sangue che esce e anche di più. Il mio cuore impazzito mi fa muovere troppo, sono ancora arrabbiata perché mi hai fatto male ma troppo intonita per reagire. Mi è piaciuto. Spingo più forte e mi muovo avanti e indietro, le ginocchia strisciano sulla base ruvida, mi faranno male anche loro, ma sento troppo bruciare dentro per badare a quello fuori.
Vieni, mi vieni dentro con un grido. Non me l’aspettavo. Ti sento mentre erutti e mi riempi e io mi riempio con te, con tutti i miei organi che vorrebbero accoglierti ma che rifiuteranno questo regalo ancestrale per farmi solo godere del tuo fluido bianco.
Mi infilo una mano tra le cosce e poi me la lecco, infilandola tutta in bocca. Tu ti scosti i capelli dalla faccia e mi metti una mano sulla bocca, un altro po’ di sangue si attacca al tuo dito. Afferro anche quello e me lo lecco, tutto fino alla gola.
Sorridiamo e io mi sposto, sedendomi accanto a te.
– Potrei addormentarmi così. -, dici, mentre rilassi la testa all’indietro e mi stringi con un braccio.
– Dammi una sigaretta, Alessandro. -, dico io. Tu ti volti e ti allunghi a prenderla dalla giacca caduta sul pavimento della macchina.
Fumiamo, ci guardiamo, ci amiamo per questa notte, mentre fuori albeggia e dentro di me il fuoco sopito non si è ancora spento.
Inviami il continuo all’indirizzo info@parolemute.it
Scopri a questo link la mia nuova raccolta poetica illustrata Parole Nude 🌹
❤️ Qui il mio profilo Instagram per non perderti i prossimi contenuti