Le regole della casa del sidro (The Cider House Rules) è un romanzo di John Irving e pubblicato nel 1985.
Il libro è stato tradotto in 16 lingue, tra le quali l’ebraico, il giapponese, il finlandese, in Italia è stato pubblicato nell’anno di uscita 1985, nella traduzione di Pier Francesco Paolini.
Il romanzo racconta la storia del giovane orfano Homer Wells, la cui esistenza è narrata dalla nascita fino alla sua maturità, attraverso le varie fasi dell’adolescenza e seguendo le scelte di vita che lo porteranno lontano dall’orfanotrofio di St. Cloud’s per affrontare un mondo nuovo, quello “reale”.
Questo romanzo è così pieno di temi e di sentimenti che scriverò questa recensione in maniera diversa dal solito, ovvero prendendo parti della storia per ricondurvi poi ai temi portanti dell’opera. Non troverete spoiler nella recensione, ma potrebbero comunque esserci informazioni più elaborate su passaggi del libro e relative conclusioni personali.
“Qualche speranza basta,” disse Home Wells, il quale non riconobbe lì per lì la propria voce. “Qualche speranza è tutto quello che si ha, giusto? In aria, sottacqua, oppure qui, sulla terra, da quando nasciamo.” O da quando non nasciamo, egli pensò. Adesso riconobbe l’inflessione della propria voce: era il tono del dottor Larch.”
Il tema di partenza e di arrivo: l’aborto
“Se l’aborto fosse legale, tu potresti rifiutarti -anzi, date le tue convinzioni, dovresti rifiutare di eseguirli. Ma dal momento che sono contro la legge, come puoi dire di no? Come puoi riservarti il diritto di scelta in materia quando vi sono tante e tante donne che non hanno la libertà di scegliere, esse stesse? Le donne non hanno scelta. So che sai che non è giusto, ma come puoi, tu -proprio tu, fra tutti- COME PUOI RITENERTI LIBERO DI SCEGLIERE DI NON AIUTARE CHI NON È LIBERO DI OTTENERE ALTRO AIUTO? Tu devi aiutarle perché sai come fare. Pensa, chi le aiuterebbe se ti rifiuti tu?”
Ambientata nel rurale Maine tra gli anni trenta e 40, Le regole della casa del sidro si apre con una descrizione dell’orfanotrofio di St. Cloud’s, dove nasce Homer, gestito dal ginecologo abortista Wilbur Larch, uno dei personaggi più importanti della storia, che emerge per la sua profonda caratterizzazione. Il St. Cloud’s viene descritto come un luogo totalmente fuori dalla civiltà, che accoglie bambini e donne bisognose tanto di partorire quanto di abortire i figli indesiderati.
…il lavoro del Signore e il lavoro del Diavolo, lo chiamavano, tanto per metter in chiaro, fra loro, quale operazione venisse eseguita di volta in volta. Wilbur Larch accettò quel linguaggio – era utile infatti – ma entrambe le infermiere erano d’accordo con Larch: era tutto lavoro del Signore, quello ch’essi eseguivano.
Qui il giovane Homer cresce e, dopo ben quattro esperienze fallimentari di adozione, decide di rimanere a St. Cloud’s dove diverrà l’orfano più anziano e si darà da fare per assistere il dottor Larch. Il dottore diventerà per lui una figura paterna, e amerà Homer come un figlio. L’aborto è uno dei temi portanti del romanzo e il dottor Larch insegnerà ad Homer a praticarlo. Il ragazzo apprende velocemente la disciplina medica e viene instradato dal suo mentore e padre alla professione medica, poiché il vecchio Larch ha la speranza che Homer possa continuare la sua “missione”.
Anche se sono passati più di trent’anni il tema dell’aborto è ancora attuale e molte donne muoiono ogni anno per la pratica illegale dell’aborto e le conseguenti malattie. Nel romanzo, nonostante gli sforzi di Larch, Homer Wells non accetta di praticare l’aborto volontario e presto si allontanerà anche dalla professione medica. Questo è sicuramente uno dei punti di rottura con il suo mentore, e segna il passaggio dall’adolescenza all’età adulta in cui prendiamo la nostra strada staccandoci dai nostri genitori e dalla nostra casa.
Anche se è cresciuto in un orfanotrofio, ha per genitori il dottor Larch e le infermiere Angela ed Edna, ha come fratelli tutti i bambini e non ha nessuna esperienza di vita fuori di lì, Homer Wells affronta come tutti noi la scelta del proprio futuro e la strada che vuole intraprendere.
Era questo l’amore, e era così che ti arriva -senza lasciarti veruna possibilità di farne uso?
Le regole della casa del sidro: la crescita
Questo è un romanzo di crescita. Racconta le vite e le storie dei personaggi senza scendere nei dettagli superflui ma descrivendo meticolosamente quelli importanti.
Homer Wells lascerà l’orfanotrofio per trasferirsi insieme a una coppia di coetanei, Wally e Candy, ad Ocean’s View. Qui la famiglia di Wally possiede immense coltivazioni di mele, da cui ricavano ogni tipo di prodotto, compreso il sidro. Homer si innamora di Candy e combatte con i suoi sentimenti a causa della stretta amicizia che lo lega a Wally.
L’adolescenza comincia forse quando, per la prima volta nella vita, scopriamo di aver qualcosa di terribile da nascondere a quelli che ci amano.
Homer Wells è cresciuto in un mondo di regole, dove ci sono cose lecite e illecite e il suo primo confronto con la realtà, ovvero la pratica dell’aborto condotta dal dottor Larch, lo ha messo di fronte a una scelta difficile ma che ha preso con risolutezza.
A Ocean View i concetti di giusto e sbagliato si confondono e Homer scopre che molte cose non possono essere etichettate con semplicità bianche o nere. Il confronto con i personaggi della tenuta che lavorano per la madre di Wally, le prime esperienze con le ragazze, i dubbi sul suo abbandono di St. Cloud’s, mettono Homer di fronte alla consapevolezza delle sue scelte. L’avanzare della storia farà aumentare i dubbi e le contraddizioni del protagonista, il quale matura come uomo senza però perdere quell’ingenuità che lo contraddistingue, incapace di fare del male.
Un adolescente scopre che l’inganno è seducente quasi quanto il sesso, e assai più facile a porsi in atto. Può riuscir particolarmente facile ingannare le persone care: chi ti ama è meno propenso ad accorgersi del tuo inganno. Ma se tu non ami alcuno, e ritieni che nessuno ti ami, non v’è alcuno che abbia il potere di pungerti dandoti del bugiardo.
Le regole della casa del sidro: Mr. Rose
Nelle recensioni su internet non ho mai visto nominare questo personaggio fondamentale ne Le regole della casa del sidro. Mr. Rose è il capo dei braccianti di colore che ogni stagione arrivano a Ocean’s View per raccogliere le mele e preparare il sidro. La casa del sidro è proprio il luogo dove questi lavorano, dormono e vivono, spesso accompagnati dalle loro mogli e figli piccoli, che li aiutano nelle faccende.
Mr. Rose è la loro guida, un uomo elegante e abilissimo col coltello, con una sua chiara e rigida visione della vita. Non prevale sui bianchi e sul potere ma sa farsi rispettare e nessuno mette in discussione la sua autorità, nemmeno la madre di Wally, ovvero il capo di tutti.
Pensò alle regole. […] Le vere regole della casa del sidro erano quelle di Mister Rose. E quali erano le regole a St. Cloud’s? Quali erano le regole di Larch? Quali regole il dottor Larch osservava, quali violava, quali modificava e con quali criteri? Chiaramente Candy osservava certe regole, ma messe da chi? E lo sapeva, Wally, che regole fossero?
Non voglio fare spoiler ma voglio dire comunque che sarà grazie a questo personaggio e a sua figlia che Homer darà – a quarant’anni suonati – una svolta alla sua vita e comprenderà il senso più profondo di un’eredità che ha dentro di sé, forte come un destino.
I passaggi che riguardano Mr Rose e sua figlia (che appare verso la fine) sono tra i più forti e difficili da digerire e hanno ravvivato la narrazione nel punto in cui il ritmo della storia stava calando.
Lo stile de Le regole della casa del sidro
A differenza di altri romanzi di Irving, come Il mondo secondo Garp e Hotel New Hampshire, caratterizzati da una scrittura e un andamento brillanti e imprevedibili, Le regole della casa del sidro è un romanzo più classico: la sua trama scorre lineare e lentamente, rallentando notevolmente dopo il trasferimento di Homer a Ocean’s View. A quel punto, infatti, abbiamo la sensazione di essere giunti ad uno stallo, in cui nessun colpo di scena può accadere. Ma basta superare qualche pagina per capire che ci eravamo sbagliati.
Quel ch’è più arduo ad accettarsi, riguardo al passare del tempo, è che le persone che un tempo contavano tanto per noi siano adesso chiuse fra due parentesi.
A rendere il romanzo speciale, al di là del cammino di formazione e dei temi trattati, sono senza ombra di dubbio i suoi personaggi: ognuno di essi, dal principale al bambino meno importante dell’orfanotrofio, è caratterizzato da Irving con una cura invidiabile, che vede il suo massimo risultato nel Dottor Larch e in Melony, la bambina rude e maleducata che spende la sua gioventù all’orfanotrofio con Homer e il resto della sua vita a cercarlo. Ogni personaggio dà un contributo alla storia, ci insegna qualcosa. Attraverso le loro contraddizioni Irving riesce a dirci: non è semplice stabilire delle regole che siano sempre giuste. Il mondo cambia e le cose hanno un peso diverso in base a chi le guarda.
In fondo, potremmo ritrovarci tutti come Homer, il quale, dopo quasi vent’anni, scopre che “Le regole della casa del sidro” che lui riscrive ogni anno con cura per i braccianti sono inutili, in quanto essi sono tutti analfabeti.
Te la sei persa? Leggi la mia ultima recensione de “L’uomo invisibile” di H. G. Wells!