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Le vite segrete dei grandi scrittori: 7 scandalose curiosità

Alcune volte le vite segrete degli scrittori sono più straordinarie dei romanzi che hanno scritto. Menti eccelse, fantasie senza uguali, personaggi indimenticabili, trame intricatissime potrebbero non essere solo frutto dell’immaginazione, ma di reali esperienze di vita, vissute fino all’ultimo brivido.

Nell’ultimo articolo “Viaggio del mondo in 5 libri” vi ho già consigliato cinque libri che narrano di avventure fantastiche – ma quasi tutte reali – in diversi posti del mondo, e oggi mi spingo un po’ più là, nelle profondità delle vite degli autori famosi, portandovi con me tra i loro segreti.

Dalla sessualità alle fobie, per scrivere questo articolo mi sono resa conto che ci sono molte più storie assurde già vissute di quanto un romanziere ne possa scrivere. Ho scelto per voi sette storie e curiosità che mi hanno colpito, partendo da una divertente e finendo con una decisamente macabra.

1. Franz Kafka e il nudismo

Franz Kafka è stato uno scrittore boemo di lingua tedesca.

È una delle maggiori figure della letteratura del XX secolo e importante esponente del modernismo, del surrealismo e del realismo magico. La maggior parte delle sue opere, come La metamorfosi, Il processo e Il castello, è pregna di temi e archetipi di alienazione, brutalità fisica e psicologica, conflittualità genitori/figli, presentando personaggi in preda all’angoscia esistenziale. Egli stesso soffriva di profonda insicurezza, soprattutto nei confronti del suo corpo.

Pur essendo appassionato di nudismo egli non toglieva mai “i suoi calzoncini”. Nei bordelli, nei bagni termali o sulle spiagge nudiste prese l’appellativo di “uomo con il costume da bagno”.

2. Lord Byron e i peli pubici

George Byron è considerato da molti uno dei massimi poeti britannici ed è stato un uomo di spicco nella cultura del Regno Unito durante il secondo Romanticismo, del quale è stato l’esponente più rappresentativo insieme con John Keats e Percy Bysshe Shelley.

È stato probabilmente il più grande libertino degli inizi dell’Ottocento. Gli si attribuisce un numero enorme di amanti: ben 250, solo in un anno, quando risiedeva a Venezia. Byron ha scritto moltissime poesie dedicate alla città dei canali, che in assoluto lo ha sedotto più di qualunque altro luogo. La cosa bizzarra è che, per ricordare le sue “conquiste”, conservava alcuni peli del pube di ognuna in una busta con il nome della proprietaria.

Lord Byron amava anche gli animali. Nelle feste a casa sua giravano abitualmente cavalli, oche, cinque pavoni, due faraone, un pappagallo, un falco, un procione, una gru egizia, una volpe, un’aquila e un corvo.


3. Arthur Conan Doyle e le fate

Una delle Fate di Cottingley

Sir Arthur Ignatius Conan Doyle è stato uno scrittore e drammaturgo scozzese, considerato, insieme a Edgar Allan Poe, il fondatore dei due generi letterari del giallo e del fantastico.

In particolare è il capostipite del sottogenere noto come giallo deduttivo, reso famoso dal personaggio dell’investigatore Sherlock Holmes. La sua produzione tuttavia spazia dal romanzo d’avventura alla fantascienza, dal soprannaturale ai temi storici. Dai suoi lavori sono stati tratti molti adattamenti cinematografici e televisivi.

A differenza del suo scettico detective, Doyle era un grande fan di medium, sensitivi, spiritisti, lettori della mente, e di tutti gli altri tipi di esperti del soprannaturale cui si possa pensare. Era anche convinto dell’esistenza delle fate, e sostenne fortemente la loro esistenza in particolare di quelle di Cottingley, una serie di fotografie che ritraevano giovani ragazze in compagnia di fate, arrivando a scrivere su di loro il libro “Apparizioni delle Fate” (1922).

4. James Joyce e la sodomia

James Augustine Aloysius Joyce è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo irlandese. Benché la sua produzione letteraria non sia molto vasta, è stato di fondamentale importanza per lo sviluppo della letteratura del XX secolo, in particolare della corrente modernista. Soprattutto in relazione alla sperimentazione linguistica presente nelle opere, è ritenuto uno dei migliori scrittori del XX secolo e della letteratura di ogni tempo.

James Joyce aveva una vera passione per i sederi femminili. Ma non solo, amava essere frustato, picchiato e sottomesso. Lo testimoniano alcune lettere alla amata Nora Barnacle, una prosperosa governante con cui fuggì dalla sua famiglia benestante, e che divenne la sua compagna per tutta la vita.

L’autore dell’Ulisse aveva anche una paura tremenda dei tuoni per colpa della sua tata, cattolica devotissima, che gli aveva inculcato l’idea che i tuoni fossero l’espressione dell’ira di Dio. Quando sentiva un tuono, da piccolo era obbligato a farsi il segno della croce e a dire una preghiera; da adulto tremava ancora.

5. William S. Borooughs uccise sua moglie

William Seward Burroughs II, più noto come William S. Burroughs è stato uno scrittore, saggista e pittore statunitense, vicino al movimento della Beat Generation.

Burroughs scrisse diciotto romanzi, sei raccolte di racconti e quattro raccolte di versi. Cinque sono inoltre i libri pubblicati che raccolgono interviste o corrispondenze. Apparve inoltre in vari film e collaborò con numerosi musicisti e performer. 

Nonostante fosse omosessuale, si sposò due volte: la prima in Croazia con Ilse Kappler, e la seconda volta con Joan Vollmer, con la quale condivideva la passione per le droghe, e con la quale ebbe un figlio, William Seward Burroughs III. Con Joan lasciò New York per fermarsi a Città del Messico dove scrisse il suo primo romanzo La scimmia sulla schiena (Junkie). 

La parentesi messicana si concluse, però, in tragedia: nel tentativo di imitare Guglielmo Tell, armeggiando con una pistola invece di arco e freccia, sparò e uccise accidentalmente la moglie. Questo episodio, mai del tutto chiarito fino in fondo, lo ossessionò per tutta la vita e fu il motivo che lo convinse a diventare uno scrittore. Molti si chiedono ancora oggi per quali motivi non fosse stato processato per uxoricidio.

6. H.P. Lovecraft e le assurde fobie

Howard Phillips Lovecraft è stato uno scrittore, poeta, critico letterario e saggista statunitense, riconosciuto tra i maggiori scrittori di letteratura horror insieme con Edgar Allan Poe e considerato da molti uno dei precursori della fantascienza angloamericana. Le sue opere, una contaminazione tra horror, fantascienza soft, dark fantasy e low fantasy, sono state spesso descritte, anche da lui stesso, col termine weird fiction.

Oltre a essere razzista e a incarnare la donna in ruoli demoniaci, Lovecraft era spaventato a morte da tantissime cose.

La sua lista di fobie includeva moltissime piante, gli animali marini, qualsiasi cosa fosse gelatinosa, le temperature alte, gli strumenti a percussione, le grotte, le cantine, la vecchiaia, i lunghi periodi di tempo, l’architettura monumentale, la geometria non euclidea, i deserti, gli oceani, i ratti, i cani, i paesaggi del New England, New York, funghi e muffe, gli esperimenti medici, i sogni, il colore grigio, i vecchi libri, l’eredità, la nebbia, il gas, fischiare e sussurrare, solo per citarne alcuni. Chissà come mai è morto a soli quarantasette anni… 

7. Yukio Mishima e il seppuku

Yukio Mishima è stato uno scrittore, drammaturgo, saggista e poeta giapponese. Acceso nazionalista, ebbe notorietà anche come attore, regista cinematografico e arista marziale.

Mishima fu uno dei pochi autori giapponesi a riscuotere immediato successo anche all’estero. Le sue numerose opere spaziarono dal romanzo alle forme modernizzate e riadattate di teatro tradizionale giapponese Kabuki e Nō, quest’ultimo rivisitato in chiave moderna. Il suicidio rituale dello scrittore, ispirato dalla tradizione samurai, dopo l’occupazione del Ministero della Difesa, assieme a un gruppo di paramilitari da lui guidati, ha avuto ampia notorietà caratterizzando il personaggio di Mishima nell’immaginario della letteratura. Da sempre ossessionato dall’idea della morte, sia a livello personale sia artistico, decide di unire questo disagio esistenziale al suo ideale politico di patriottismo tradizionalista.

Il 25 novembre del 1970, a 45 anni, insieme ai quattro più fidati membri del Tate no Kai, occupa l’ufficio del generale Mashita dell’esercito di autodifesa. Dal balcone dell’ufficio, di fronte a un migliaio di uomini del reggimento di fanteria, oltre che a giornali e televisioni, tenne il suo ultimo discorso: l’esaltazione dello spirito del Giappone, identificato con l’Imperatore, e la condanna della costituzione del 1947 e del trattato di San Francisco, che hanno subordinato, secondo Mishima, alla democrazia e all’occidentalizzazione il sentimento nazionale giapponese.

Al termine del discorso, entrato nell’ufficio, e dopo aver inneggiato all’Imperatore, si toglie la vita tramite seppuku, il suicidio rituale dei samurai, trafiggendosi il ventre e facendosi poi decapitare dal suo più fidato amico e discepolo.

Leggi l’articolo Letteratura e sesso: scrittori e rapporti perversi per scoprire altri segreti sui più grandi scrittori!

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Chi Sono

Claudia Neri

Ho 25 anni e amo scrivere, viaggiare, mangiare e fare capoeira. Ho studiato lingue e mi occupo di comunicazione digitale ed editing letterario. Mi piace esplorare il mondo e le persone, scoprire nuovi punti di vista e amare sempre. Questo blog è il mio passaporto per l’eternità.”

“Abbi un cuore insaziabile, affamato di vita, senza paura del dolore”

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