C’è chi lo sta pianificando, chi ha già tutto pronto e chi è già tornato dal proprio viaggio estivo. La verità è che i libri hanno il meraviglioso potere di farci viaggiare stando fermi, vivendo mille vite e mille esperienze, in epoche e tempi che non potremo più attraversare.
Oggi sono qui per consigliarvi quattro libri sui viaggi, e li ho scelti con cura. Non sono libri semplici, né leggeri, ma li ho scelti proprio per chi ha voglia di impegnarsi in una di quelle letture che ti cambia. Quando ho finito i quattro romanzi che trovate qui sotto, io mi sono sentita diversa. Qualcosa in me è cambiato per sempre e i personaggi indimenticabili delle storie sono miei amici adesso, o miei nemici.
1. Sulla strada – Jack Kerouac

Va bene, potete dire che è scontato. Però io vi dico che è vero.
Sulla strada è un romanzo autobiografico, scritto nel 1951, da Jack Kerouac, basato su una serie di viaggi in automobile attraverso gli Stati Uniti, in parte con il suo amico Neal Cassady e in parte in autostop.
«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati»
«Dove andiamo?»
«Non lo so, ma dobbiamo andare»
Il libro manifesto della Beat Generation è il “racconto di un’epoca”, di un’intera generazione di giovani accomunati da sogni e ideali di speranza. Kerouac scrisse il libro all’età di 29 anni, dal 2 al 22 aprile 1951, in tre settimane, con l’aiuto di solo caffè e senza benzedrina, come scrisse in un diario, mentre era nel Queens, New York.
Fu dattiloscritto su un rotolo di carta per telescrivente o da tappezzeria, lungo 36 metri e senza divisione in paragrafi, che gli fu regalata. Il “rotolo” fu aggiudicato in asta nel 2001 per un prezzo superiore ai due milioni di dollari.
Questo è il libro che da adolescente ti cambia la vita, ti fa capire il valore del viaggio e della scoperta e ti fa venire un’immensa voglia di buttare all’aria ogni progetto per dedicarti a una vita hippie in cui ogni giorno si vive come se fosse l’ultimo.
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2. Moby Dick – Herman Melville
Moby Dick è un romanzo di Herman Melville pubblicato nel 1854. Divenuto un classico della letteratura americana e mondiale esso può essere definito un romanzo d’avventura che contiene in sé anche elementi mitici e religiosi, con una forte componente allegorica. Lo stile è mediamente complesso, il testo è ricco di descrizioni lunghissime e dialoghi aulici.
“Laggiù soffia! Laggiù soffia! La gobba come una montagna di neve! È Moby Dick!”

Moby Dick è il viaggio, attraverso il mare, attraverso la solitudine, attraverso la follia del capitano Achab. Scontroso, burbero, arrabbiato, egli si concentra solo e unicamente sull’obiettivo di uccidere Moby Dick, che risveglia in lui una ferocia terribile, con cui tutto l’equipaggio dovrà fare i conti.
Sulla nave porta con sé addirittura tre indigeni cannibali dall’aria poco amichevole che, come mastini servili, obbediscono e seguono Achab ogni volta che egli scende sulla lancia all’inseguimento di Lei come fossero demoni legati a un voto di morte.
Il capitano riconosce la sua ossessione. Achab in alcuni momenti di malinconica riflessione ragiona sui limiti della libertà umana: cosa lo spinge ad agire? Non lo sa di preciso, ma sente che le sue azioni sono già state infisse nella Storia sin dall’eternità. Egli semplicemente non ha altra scelta se non inseguire quell’insaziabile desiderio di sangue. Moby Dick incarna per lui tutto il male del mondo ed egli è chiamato a sconfiggerlo.
Questo viaggio – soprattutto interiore – è un’immersione filosofica, profonda. Il libro è pesante, laborioso, pieno di descrizioni infinite e di considerazioni prolisse. A volte è un vero sollievo fare una pausa. Ma, come ho detto all’inizio, oggi non sono qui per consigliare libri leggeri, ma libri indimenticabili e Moby Dick è tra questi.
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3. Ogni cosa è illuminata – Jonathan Safran Foer
Ogni cosa è illuminata è il primo libro dello scrittore statunitense Jonathan Safran Foer. Il romanzo è ispirato alla vicenda personale dell’autore, che nel 1999 viaggiò in Ucraina per fare ricerche sulla vita di suo nonno. Il titolo del romanzo è una citazione da L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera.
“Questo è amore, pensava lei, sì o no? Quando noti l’assenza di qualcuno, e detesti quell’assenza più di ogni altra cosa. Ancora più di quanto ami la sua presenza.”

Jonathan, un giovane ebreo statunitense, si reca in Ucraina alla ricerca di Augustine, la donna che salvò la vita a suo nonno durante le deportazioni naziste. Armato di una fotografia che ritrae Augustine con suo nonno, Jonathan inizia così la sua ricerca della città fantasma di Trachimbrod, lo shtetl in cui all’epoca suo nonno viveva, distrutto dai nazisti durante la guerra e perciò scomparso dalle mappe.
Nel suo viaggio è accompagnato da una guida locale, Aleksandr (Alex), con il quale stringerà presto amicizia, e dallo strambo nonno di Alex, che sostiene di essere cieco (ma in realtà ci vede benissimo), e che per questo si fa condurre dal proprio cane-guida, Sammy Davis Junior Junior.
Incontreranno infine Lista, una delle amanti di Safran, il nonno di Jonathan. Lista, unica sopravvissuta al pogrom, racconterà loro di come Trachimbrod sia stata rasa al suolo dai tedeschi, e della morte di sua sorella Augustine.
“Tutto è quello che è perché tutto è stato quello che è stato.”
Quando ho iniziato questo libro non sapevo a cosa andavo incontro, lo avevo comprato per la fama dell’autore e del titolo, ma non avevo idea della trama. Sono rimasta shockata. È assurdo come i viaggi migliori coincidano con le biografie.
Tre dei quattro libri di cui parlo oggi sono storie vere e questo mi fa riflettere molto. Mi fa pensare a quanto la vita sia preziosa e a quante avventure ed esperienze meravigliose ci aspettano e possiamo fare, se solo abbiamo il coraggio di viverle e di superare quella inibizione e quella paura che spesso sono le condanne peggiori all’infelicità.
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4. Shantaram – Gregory David Roberts

Shantaram è un romanzo autobiografico del 2003 scritto dallo scrittore australiano Gregory David Roberts. Shantaram è la storia schietta e anti-retorica di un latitante, basata sull’esperienza di Roberts, al tempo rapinatore, eroinomane, evaso dal carcere di Pentridge e rifugiatosi in India, dove ha poi vissuto per dieci anni.
In fuga a Bombay, apre un piccolo ambulatorio gratuito in uno slum (baraccopoli) del terzo mondo, lavora per il principale boss della mafia di Bombay, opera come riciclatore di denaro sporco e come “soldato di strada”, affronta le armi russe nelle montagne dell’Afghanistan e si guadagna il soprannome – attribuitogli con acume dalla madre della prima persona, ritenuta affidabile, incontrata a Bombay – di Shantaram, che in lingua marathi significa “uomo di pace” ovvero “uomo della pace di Dio”.
«Se il fato non ti fa ridere, vuol dire che non hai capito la barzelletta.»
Questo libro mi ha cambiato modo di vedere l’India, gli indiani, l’Afghanistan e la guerra. È un trattato filosofico e spirituale che percorriamo assieme al protagonista, che deve fare i conti con le sue colpe e il suo passato per affrontare il futuro.
I concetti di bene e male si scambiano di posto ed entriamo in contatto con la cultura che ha forse il senso dell’onore e dell’onestà più forti del mondo. “La cosa sbagliata per il motivo giusto” ripete spesso Khader Khan al nostro protagonista, al quale ha insegnato la complessità dell’universo e la bellezza di esso.
Tutto cambia, ma l’unica cosa che noi possiamo cambiare davvero è noi stessi e il modo in cui guardiamo il mondo.
A breve su Parole Mute ci sarà la mia recensione di questo romanzo, davvero approfondita e completa. Non esagero se dico che è uno dei migliori libri letti negli ultimi anni e che quest’anno sarà difficile superarlo.
“È il perdono che ci rende unici. Senza perdono la nostra specie si sarebbe distrutta in una serie di faide senza fine. Senza perdono non esisterebbe la storia. Senza la speranza del perdono non ci sarebbe l’arte, perché l’arte è in qualche modo un gesto di perdono. Senza il sogno di un perdono non ci sarebbe amore, perché ogni atto d’amore è in qualche modo una promessa di perdono. Viviamo perché possiamo amare, e amiamo perché sappiamo perdonare.”
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Leggi l’articolo 7 Letture sotto l’ombrellone: i miei consigli per l’estate.