Chi osserva e impara a capire il mondo con profondità d’animo riconosce l’amore e la bellezza che si cela dietro ogni respiro, non solo umano ma anche animale: è una teoria a cui sono profondamente legata.
Anzi, gli animali più degli umani possono diventare amici fedeli e restare al tuo fianco anche quando gli altri non ne sono in grado.
Questa stessa profondità è sentita e condivisa da molti scrittori, ed è per questo che ho deciso di dedicare un articolo a tutti i grandi pensatori e autori che sono sempre stati legati ai loro animali domestici.
Cani, gatti e non solo: c’è chi ha scelto come amici corvi e persino orsi. Questi animali compaiono nelle loro opere e trovano un posto speciale nei diari degli scrittori.
Arthur Schopenhauer e Atma
“L’amore per gli animali è intimamente associato con la bontà di carattere, e si può tranquillamente affermare che chi è crudele con gli animali non può essere un uomo buono.”
Così afferma Schopenhauer, il filosofo tedesco che si dimostrò un animalista e un sostenitore della vita degli animali, tanto da scegliere un’alimentazione vegetariana.
Egli non comprendeva ciò che può spingere un uomo a liberarsi del suo animale domestico: d’altra parte era inseparabile dal suo barboncino bianco, Atma. Il nome è significativo, poiché vuol dire proprio “essenza”, “anima del mondo”, e indica come la sua esistenza fosse profondamente legata a quella del cagnolino.
“Ciò che mi rende così piacevole la compagnia del mio cane – e qui lo accarezzò e lo guardò amichevolmente negli occhi – è la trasparenza della sua natura. Il mio cane è trasparente come un vetro.” (tratto da «Conversazioni filosofiche» di Julius Frauenstadt)
Insomma, un rapporto profondo e appassionato, che oltre alla compagnia lo induceva alla contemplazione intellettuale.
Animali domestici: Jack Kerouac e Tyke
Un micio di razza ragdoll è invece l’animale da compagnia di Jack Kerouac, di nome “Tyke” che è stato descritto nel romanzo Big Sur.
A lui dedicò inoltre molti haiku, componimenti poetici tipici della letteratura giapponese:
Sollevando il mio gatto
Alla luna,
sospiravo
Ho trovato
Il mio gatto – una
Stella silenziosa.
Nel gelo del mattino
I gatti
Si muovevano lentamente.
Purtroppo quando lo scrittore statunitense dovette abbandonare New York lasciò anche Tyke che, la notte seguente alla sua partenza, morì.
Non sappiamo se si trattò di una malattia, ma possiamo certamente affermare che fu un amore profondo e reciproco.
Charles Dickens e il suo corvo
Si sa, a volte gli scrittori sono eccentrici anche nella vita di tutti i giorni. È forse proprio dalla quotidianità che attingono il loro genio, per far venir fuori le opere più belle e originali.
Anche quando si parla di animali domestici le scelte di alcuni risultano fuori dal comune.
Lo scrittore inglese Charles Dickens amava sicuramente i cani (e fin qui, nulla di strano), come racconta sua figlia Marie detta “Mamie”:
“Penso che il suo amore più forte, tra gli animali, era per i cani. Trovo delizioso un aneddoto raccontato da lui di un cane appartenente a una signora che conosceva bene, “Of” si chiamava un grande terranova dal pelo nero ma molto simpatico.”
Ma ciò che ci stupisce di più è che Dickens aveva anche diversi corvi come animali domestici. Questi uccelli sono spesso associati al cattivo auspicio e sono legati alla cultura dark, ma sono anche animali intelligenti, tanto da riuscire ad imitare i suoni umani.
Grip, il primo corvo dello scrittore, ispirò il romanzo Barnaby Rudge pubblicato nel 1841, in cui l’omonimo protagonista era sempre accompagnato da un corvo parlante, spiccatamente intelligente.
Del terzo corvo da lui posseduto, chiamato allo stesso modo, si dice addirittura che avesse un carattere tanto imponente da riuscire a dominare anche il cane di famiglia Turk, un bullmastiff che gli lasciava mangiare i pezzi di carne migliori.
Questo famoso animale domestico non fece la sua comparsa solo nelle opere di Dicken stesso.
Si dice che anche Edgar Allan Poe, dopo aver fatto amicizia con lo scrittore e dopo aver conosciuto il suo Grip, sia stato ispirato a scrivere “The Raven”: Poe rimase talmente estasiato dall’incontro con l’animale da dedicargli un poema.
Se ami Dickens, leggi le mie recensioni di Oliver Twist e David Copperfield!
Lord Byron e i suoi insoliti animali domestici
Il compagno a quattro zampe preferito di Lord Byron si chiamava Boatswain (Nostromo) ed era un terranova.
Il suo adorato cane contrasse in seguito la rabbia e quando morì compose per lui un epitaffio:
In questo luogo
giacciono i resti di una creatura
che possedette la Bellezza ma non la Vanità
la Forza ma non l’Arroganza
il Coraggio ma non la Ferocia,
e tutte le Virtù dell’Uomo senza i suoi Vizi.
Quest’elogio, che non sarebbe che vuota Lusinga
sulle Ceneri di un Uomo,
è un omaggio affatto doveroso alla memoria di
Boatswain, un Cane,
che nacque in Terranova nel maggio del 1803
e morì a Newstead Abbey
il 18 novembre 1808.
La sua lapide, che si trova a Newstead Abbey, è persino più grande di quella dello stesso Lord Byron.
Per lui era davvero difficile separarsene, tanto che ne deriva un aneddoto del tutto particolare. Iscrittosi al Trinity Collage di Cambridge nel 1805, decise di aggirare il regolamento: dato che non era possibile portare nel dormitorio i cani da compagnia, portò con sé un docile orso.
Sugli statuti dell’università non si faceva riferimento a questi animali… dunque secondo il giovane Byron non c’era nessuna legge che glielo impediva!
Insomma, lo scrittore fu sicuramente un grande appassionato di animali di diverse specie, tanto da avere un vero e proprio zoo con cani, cavalli, gatti ma anche il sopracitato orso, un tasso, un’aquila e una gru egiziana.
Quando la stravaganza prevale, anche le scelte degli scrittori in fatto di animali domestici diventano assurde!
Ernest Hemingway e la sua passione per i gatti
Lo scrittore Hemingway fu profondamente legato ad una passione per i gatti, tanto da possederne decine e decine.
“Ai gatti riesce senza fatica ciò che resta negato all’uomo:
attraversare la vita senza fare rumore.
I gatti dimostrano di avere un’assoluta onestà emotiva.”
Gli esseri umani, per una ragione o per l’altra, quasi sempre riescono a nascondere i propri sentimenti. I gatti no!”
Egli abitava con ben 57 gatti e il suo preferito si chiamava Snowball. La cosa più interessante è che si dice che questi gatti non erano “normali” ma avevano più dita del dovuto e che, tutte le generazioni successive, abbiano ereditato la stessa caratteristica.
Oggi la sua casa è diventata un museo ed è ancora abitata dai numerosi discendenti dei suoi gatti.
Insomma, quando la carta non basta gli scrittori non possono che fare affidamento sui loro animali domestici. D’altronde, chi meglio di loro sa custodire i nostri stati d’animo più profondi?
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