Quando le montagne cantano è un romanzo – o meglio una saga familiare – scritta da Nguyễn Phan Quế Mai e pubblicata in Italia dalla casa editrice Nord, nel 2021.
Il libro racconta della storia di una famiglia che ha attraversato un doloroso periodo storico in Vietnam tra le varie generazioni, per la precisione dall’invasione dei francesi, poi dei giapponesi, alla guerra civile, fino alla disfatta e alla “ripresa” del paese, che ancora oggi porta le cicatrici di una tragedia senza uguali.
La cosa che mi è piaciuta di più è che il romanzo è raccontato dalla prospettiva femminile – della nonna in particolare -, e che ogni tratto della malvagità della guerra e dell’invasione è aggravato dalla spietatezza nei confronti delle donne, da sempre le vittime più colpite.
“Mi ero convinta che, se le persone avessero cominciato a leggere e a scoprire le culture degli altri popoli, non ci sarebbero più state guerre.”
Quando le montagne cantano: Un po’ di trama
Dal loro rifugio sulle montagne, la piccola Huong e sua nonna Dieu Lan sentono il rombo dei bombardieri americani e vedono da lontano gli incendi che stanno devastando Hanoi. Fino a quel momento, per Huong la guerra è stata l’ombra che ha risucchiato i suoi genitori, e adesso quell’ombra sta avvolgendo anche lei e la nonna. Tornate in città, scoprono che la loro casa è completamente distrutta, eppure non si scoraggiano e decidono di ricostruirla, mattone dopo mattone. E, per infondere fiducia nella nipote, Dieu Lan inizia a raccontarle la storia della sua vita: degli anni nella tenuta di famiglia sotto l’occupazione francese e durante le invasioni giapponesi; di come tutto fosse cambiato con l’avvento dei comunisti; della sua fuga disperata verso Hanoi senza cibo né denaro e della scelta di abbandonare i suoi cinque figli lungo il cammino, nella speranza che, prima o poi, si sarebbero ritrovati.
Quando la nuova casa è pronta, la guerra è ormai conclusa. I reduci tornano dal fronte e anche Huong finalmente può riabbracciare la madre, Ngoc. Tuttavia chi torna non è lo stesso di chi è partito e ognuno piange i suoi morti, i suoi arti esplosi, le anime affrante lasciate sui campi di battaglia. Ognuno ha delle colpe da espiare, colpe che la guerra ha legittimato ma che la coscienza fatica ad accettare.
“La Storia se rimane impressa nei ricordi della gente, finché questa memoria si tramanda, possiamo sperare di riuscire a fare meglio.”
Quế Mai Nguyễn Phan: un po’ di biografia dell’autrice

Nguyễn Phan Quế Mai, giornalista e poetessa, è nata nel 1973 in Vietnam, dove ha lavorato per anni come venditrice ambulante e coltivatrice di riso. Si è trasferita all’estero grazie a una borsa di studio, che le ha permesso di dedicarsi all’analisi degli effetti a lungo termine della guerra. Attualmente vive a Giacarta con il marito e i due figli e lavora per diverse organizzazioni internazionali.
Aggiungo qualche dettaglio sull’autrice perché, seppure la storia non è la sua biografia, la verosimiglianza del racconto con le storie di molta gente in Vietnam la rende degna di nota, e certamente per me è stato un invito a leggere molto di più su questa guerra non così lontana.
“Le sfide affrontate dal popolo vietnamita nel corso della Storia sono come montagne altissime. Se sei troppo vicino, non puoi scorgerne le vette. Ma, allontanandoti dalle correnti della vita, riesci a guardarle in tutta la loro maestosità…”
Perché leggere Quando le montagne cantano
Quando le montagne cantano è un libro commovente e pieno di dolore. È un dolore che passa attraverso il corpo di pochi personaggi ma che rappresenta la forza e l’essenza di un intero popolo, che per anni ha subito invasioni, soprusi e vessazioni per gli interessi economici di pochi vietnamiti e molti stranieri.
“Non volevo raccontarti della sua morte, ma io e te abbiamo visto abbastanza distruzione e violenza da sapere che c’è solo un modo per parlare della guerra: onestamente. Soltanto con l’onestà, possiamo conoscere la verità.”

Questo romanzo è pieno di tragedie, ma ha tante tragedie quanta speranza. Oltre ogni notte, c’è la luce del giorno, per ogni cattiveria c’è un personaggio buono che riscatta il male e il dolore degli altri. Nonostante nonna Dieu Nan ne ha subite così tante che potrebbe essere arrabbiata col mondo, delusa da esso e tradita dalle persone, lei perdona. Il perdono è un dono di Dio ed è l’espressione maggiore del nostro essere umani. È ciò che ci permette di progredire come specie: occhio per occhio fa il mondo cieco, diceva Ghandi. Ad un certo punto qualcuno deve fare un passio indietro.
Nonna Dieu Nan ci dà questo grande insegnamento: perdonare, soprattutto se stessi, è l’unico modo per vivere una vita felice, una vita di pace.
Ho colto e amato questo messaggio e l’ho fatto mio. Penso che sia una delle cose migliori e più difficili del percorso della nostra vita: perdonare, accettare, perdonarci.
Conclusioni
“I bombardamenti si erano fermati. Mi sorpresi di quanto azzurro fosse il cielo, persino con la pioggia.”
Consiglio questo libro a chi vuole leggere una storia impegnativa su uno sfondo storico importante ma che non appesantisce. Lo stile è semplice e la storia è scorrevole, con molti passaggi anche ironici e di gioviale vita quotidiana.
Il racconto è lineare anche se è un flashback della nonna e noi lettori ci immergiamo senza alcuno sforzo in una cultura diversa, in una storia assurda, traendone insegnamenti preziosi.
Se ti ho incuriosito, acquista qui il libro.
Leggi anche la recensione di La ladra di parole di Abi Daré.