Quando mi afferra i fianchi sussulto ed emetto un gemito. Tutto il mio corpo si contrae per un attimo, fino a che non capisco a chi appartengono le mani. È buio, la stanza è illuminata solo dalla luce della luna, che stanotte è piena. Si sentono le onde del mare a pochi passi dai noi che sbattono sugli scogli; l’odore della salsedine e del legno, mischiati a quello di crema della sua pelle, mi invadono i polmoni.
Le voci dei nostri amici al falò sono lontane, però si sente la musica: Me so’ mbriacato, di Mannarino.
– Mi hai spaventato. – dico, appoggio il bicchiere che avevo in mano sul bordo del lavandino e mi volto verso di lui.
– Lo so, scusa. -, sussurra lui. Vedo il suo viso avvicinarsi al mio, gli occhi illuminati dalla luna che mi entrano dentro. Indugiamo, con gli occhi negli occhi, un’eternità. Facciamo quello che non potevamo fare prima: farci divorare da un desiderio che non sapevamo di avere.
La sua bocca, che sa di birra, si unisce alla mia come se fosse il continuo naturale della conversazione silenziosa dei nostri occhi. Ci baciamo piano, abbiamo vergogna, ci sentiamo strani, forse troppo ubriachi. Mi scosto, faccio un passo indietro e urto contro il mobile della cucina, gli appoggio i polpastrelli sul petto, un gesto che dovrebbe tenerlo lontano, e abbasso lo sguardo. Esito, lui non indietreggia.
Il suo respiro si fa più pesante, lo sento sotto la mia mano che suda, il petto si alza e si abbassa assieme al mio corpo e al mio cuore a mille.
– Io… –, inizio a dire senza guardarlo, ma so già che non c’è niente da dire. Sua moglie e il mio compagno sono sulla spiaggia a festeggiare il compleanno di un nostro amico, siamo venuti in vacanza insieme, su una barca non nostra, e da lì è nato qualcosa che non sappiamo spiegarci. Prima c’era? Forse. Ha importanza? No, mi interessa di adesso.

Siamo nella cucina del bungalow dove sono venuta a prendere il costume, abbiamo deciso di fare il bagno e io sotto il vestito ero nuda. Era una scusa, lo so io e lo sapeva lui. Lo stavo aspettando, quindi forse ora è un po’ stupito, di quella mano sospesa tra me e lui.
– Lo so. –, mormora con un tremito nella voce, prende la mia mano e con delicatezza la sposta, poi fa un passo verso di me e mi bacia di nuovo. Questa volta il bacio non è fugace e veloce, ma lento e tenero. Ci prendiamo il nostro tempo di scoprire un sapore che mai ci saremmo aspettati di provare.
Mi spinge contro la cucina e io sento il suo corpo aderire al mio. Ancora non avevo messo il costume, sono ancora nuda. Scosta la bretella del vestito e quello si scioglie, mi lascia scoperta, solo con le mutandine. Elio scende con la bocca sulla mia spalla, mi succhia il seno e poi indugia sulla pancia, sull’ombelico e sui fianchi… si inginocchia davanti a me e continua a baciarmi.
Non pensavo fosse così delicato, ma qualcosa in questa lentezza mi eccita ancora di più della violenza, come se riuscissi ad assaporare ogni singolo gesto e ogni movimento delle sue mani. Tutto mi sembra coordinato, come una musica. E intanto Mannarino canta e il raggio della luna è fisso sulla mia pancia e mi trafigge come Elio fa con il fuoco che ho dentro. Mi scosta le mutandine e ci infila la lingua, io mi appoggio sul mobile e il bicchiere rotola e cade nel lavandino con un tonfo. Spalanco le gambe e lo lascio toccarmi, lo lascio esplorarmi le labbra che sanno di acqua di mare, ma non sono bagnate di quello.
Tutti gli odori che abbiamo intorno mi fanno ritornare adolescente: la sabbia, il fumo, il mare, l’alcol. Sembra che ogni cosa sia stata predisposta per farmi trovare lì, con Elio, a fare questa cosa assurda.
Gli afferro la testa tra le mani e lo costringo a baciarmi; sento il mio sapore nella sua bocca e mi piace. Gli infilo le mani nel costume e lo faccio scivolare fuori. Muovo la mano e lo masturbo mentre Elio mi bacia il collo. Con una mano mi stringe la schiena e con l’altra mi cerca, sposta le mutande scomposta e mi penetra con le dita.
Quando siamo troppo eccitati per resistere Elio mi stringe a sé e mi infila dentro il suo sesso gonfio, scivolando fino in fondo. Mentre mi sbatte sulla cucina, i mobili ballano al ritmo dei nostri corpi. Tengo le mani strette alla sua schiena, lo abbraccio resistendo alla sensazione di graffiarlo.
Elio ha perso tutta la sua delicatezza, e adesso non mi risparmia, le sue mani penetrano a forza nei miei fianchi, mi stringono il culo e non mi lasciano tregua.
Il suo sudore si mescola al mio, sulla pancia e sulla schiena sento le mani che perdono la presa. Elio esce da me e col respiro ansimante mi afferra la faccia con una mano e stringe. Lo guardo e lui mi guarda, il sesso eccitato che punta verso di me che non sono sazia.

Non voglio muovermi da dove siamo. La luce che entra dalla finestra è sufficiente a farmi vedere tutti i suoi tratti, la pelle abbronzata e la peluria sulla pancia e sul pube. La luna filtra e ci colpisce però ci lascia in una penombra tale da farci sentire al sicuro.
Scendo dalla cucina e spingo Elio il tanto che serve ad inginocchiarmi davanti a lui. Quando lo prendo tra le labbra lui lancia la testa all’indietro, e il raggio bianco gli attraversa il volto. Penso a un lupo pronto ad ululare, e spingo ancora più forte, lui emette un gemito che cerca di trattenere.
Mi prende la testa tra le mani e mi fa alzare, allunga una mano e tira a sé una sedia, facendola strisciare sul pavimento. Si siede e allarga le gambe. Mi guarda con la bocca aperta e io mi avvicino, mi siedo sopra di lui.
Spingo e la sedia indietreggia fino a toccare il tavolo; allora posso sfogare su Elio tutto il desiderio che ho di lui, mentre le gocce di sudore scivolano dal mio seno alla pancia fino a dove i nostri corpi si incontrano.
Lui mi lecca il collo, le braccia, il petto, mi stringe la schiena, scivola e stringe più forte. Ho paura che si vedranno i segni, ma ci penserò domani.
Quando vengo devo sforzarmi per non gridare di piacere ed Elio mi mette una mano sulla bocca mentre io trattengo la sua, che esplode poco dopo di me.
Mi rialzo in fretta, mi volto e prendo il vestito. Mi tremano le mani mentre cerco di rimetterlo e così Elio, con la sua calma composta, mi dà una mano ad allacciarlo. Lui fa presto a tirare su i pantaloni e a rimettere la maglietta. Nonostante tutto ha un volto calmissimo, come se non fosse successo niente. Io invece mi sento avvampare, i capelli in disordine, la pelle arrossata e lo stomaco sottosopra.
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