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Le anime morte – Nicolaj V. Gogol – Recensione

Le anime morte è un romanzo pubblicato nel 1842 dallo scrittore Nikolaj Vasil’evič Gogol’. Fu pubblicato originariamente col titolo Le Avventure di Čičikov, e il sottotitolo Poema imposto dalla censura zarista. 

Narra su un tono comico le disavventure di un piccolo truffatore di provincia dell’Impero russo del 1820; il romanzo è anche un’allarmata denuncia della mediocrità umana e una delle opere miliari della letteratura russa.

Forse non tutti sanno che Gogol’ è ucraino, di Kiev, che allora faceva parte della Rus’. La Rus’ è nello specifico la regione che va, su per giù, dal Mar Caspio fino alla costa nord del Mar Baltico, includendo al suo interno Kiev e spingendosi quasi fino al territorio moscovita ad Est.

“Quella bellezza che non sanno creare né la natura né l’arte, e che si dà soltanto quando queste due s’uniscono; quando all’abborracciato e spesso ottuso lavoro dell’uomo viene a dar l’ultimo colpo di cesello la natura, e alleggerisce le masse pesanti, toglie la cruda regolarità […] conferisce un meraviglioso tepore a ciò che fu concepito nel gelo della spoglia, rigida esattezza.”

Il giovane Gogol’, considerato all’epoca già un genio della letteratura, era intenzionato a scrivere un grande poema sulla Russia seguendo un modello dantesco: nelle intenzioni dello scrittore Le anime morte avrebbero rappresentato solo la prima parte, nella quale veniva descritta la dimensione morale più bassa della Russia (l’inferno, in uno schema dantesco). Ma – purtroppo per noi lettori – il grande progetto rimase incompiuto.

La storia è stata ispirata da un fatto di cronaca e, per chi non lo avesse letto o non fosse familiare con la cultura russa, ha a che fare con una truffa di servi. Anima – durante l’impero russo – era il termine utilizzato per indicare i servi della gleba maschi. Tante più anime un proprietario possedeva, tanto più vaste erano le sue terre e i suoi profitti, proprio perché ciò indicava che aveva tanto lavoro per tanti schiavi.

“Hanno un bell’essere stupide le parole dello sventato: esse, a volte, sono sufficienti per confondere l’intelligente.”

La truffa del protagonista consiste nell’acquistare a buon prezzo le “anime morte” dall’ultimo censimento per i quali i proprietari continueranno a pagare il testatico (tassa di possesso) fin quando non ne verrà registrata la morte nel successivo censimento quinquennale. Čičikov punta così a crearsi, con il minimo sforzo, un numero di servitori (“fantasma”) elevato al punto tale che, ipotecandoli, possa costituire un grosso capitale.

In pratica, i proprietari vendono le anime morte così da non dover pagare la tassa di possesso e Čičikov può costruire il suo esercito fantasma per pochi rubli.

Il ruolo sociale e morale

Il romanzo doveva essere l’”inferno” di Gogol, che poi avrebbe lavorato ad altri due romanzi, nei quali lo status morale ed etico dei personaggi si sarebbe elevato fino alla perfezione.
Dato però che è stato l’unico romanzo della triade pubblicato, Le anime morte è diventato una denuncia sociale nei confronti delle condizioni della Russia, che fino a quel momento non erano mai state trattate con tanto minuzioso sdegno e criticismo (seppure mascherato di comicità).

“Vi sono persone che esistono in questo mondo non già come un oggetto a sé, ma come supplementari moscature o screziature d’un dato oggetto. Se ne stanno sedute sempre a quel posto, tengono sempre in quella posizione la testa: stai lí lí per scambiarle per un mobile, e pensi che da quando soli nate non è uscita mai una parola da quelle labbra. E invece in qualche altro luogo, nelle stanze delle cameriere, o in dispensa, verrà fuori né piú né meno… ohoh, oh!”

Il romanzo è divertente, molte scene sono ironiche e piene di scambi di battute “ridicoli” anche per il lettore occidentale moderno, che è così lontano dal mondo ottocentesco russo.

Gogol’ fu molto tormentato durante la stesura de Le anime morte. Fervente cattolico e convinto che giudicare fosse un peccato mortale, l’autore è più volte tornato sui suoi passi rendendosi conto di quanto spudoratamente stesse descrivendo i vizi della sua società. Basti pensare che la seconda parte dell’opera è stata distrutta dall’autore stesso in un impeto di pentimento.

La critica sociale è fatta nei confronti dell’avidità, delle malelingue, dell’ingiustizia della schiavitù e delle disuguaglianze sociali; il tutto spesso incarnato in personaggi vanesi e boriosi, privi di qualunque attenzione per il prossimo e per la propria moralità.

L’alcol, il gioco, la violenza vengono “derisi” – e pertanto denunciati – da un Gogol’ che tuttavia faceva parte di quel mondo e stava andando contro i suoi stessi lettori.

L’ipocrisia ciarliera

Una delle “fotografie” più forti e divertenti del libro è proprio la scena della festa del governatore, con le dame di provincia che quasi vengono alle mani per catturare l’attenzione del protagonista, erroneamente creduto un miliardario.
Egli, invece è in realtà uomo “senza lode né infamia, ne brutto né bello, né grasso né magro, di cui non si poteva dire che fosse troppo vecchio ma nemmeno troppo giovane”. 

Čičikov approfitta della leggerezza e superficialità dei propri simili (che pure gli appartiene) per giocare con la legge, aggirare la verità e fare così un facile salto sociale, elevando il suo reddito. Involontariamente egli diventa il centro di tutte le conversazioni della piccola città e la sua fama cresce assieme al suo “presunto” capitale. E così, improvvisamente, un uomo senza lode né gloria diventa lo scapolo più interessante in circolazione e l’amico più ambito.

“Ma non questa è la sorte, e ben altro è il destino dello scrittore, che osa evocare alla luce tutto quello che abbiam sempre sott’occhi, e che gli occhi indifferenti non percepiscono: tutto il tremendo, irritante sedimento delle piccole cose che impastoiano la nostra vita, tutta la profondità dei gelidi, frammentari, banali caratteri di cui ribolle, amaro a tratti e tedioso, il nostro viaggio terreno; e colla salda forza dell’implacabile cesello osa prospettarli ben in rilievo e in limpida luce agli occhi del mondo!”

Le anime morte del ventunesimo secolo

Il grande pregio di Le anime morte è che terribilmente attuale: il contesto di dilagante corruzione che alimenta i rapporti umani ed economici, il predominio di un tessuto di regole che vanno oltre le leggi, alle regole stabilite dai pochi dominanti che superano lo stato, dove il denaro – anche finto – è padrone. 
In questo scenario la voce narrante si chiede qual è il senso delle nostre azioni, fino a che punto possiamo e dobbiamo arrivare per ottenere una vita migliore? E soprattutto, quali valori possiamo tradire pur di arrivarci?

Oggi non si comprano servi della gleba, ma le domande rimangono le stesse. Da quali valori dovremmo sentirci guidati e cosa significa applicarli alla nostra vita quotidiana?

Il nostro Čičikov è un eroe scorretto, è falso e ingannatore, ricorre allo stratagemma e alle buone maniere per farsi largo e per conseguire il proprio obiettivo, e qui si pone una domanda basilare, ossia, fino a che punto sia contestabile il suo agire.

È straordinario quanto anche noi lettori ci troviamo dalla parte del protagonista, nonostante tutto. Egli, in fondo, ci sembra comunque migliore di quelli che inganna, portatore di sofferenze minori rispetto a coloro che ammalia con le sue parole.

Viene da chiedersi quanto oggi, anche inconsciamente, andiamo incontro al meno peggio piuttosto che cercare il meglio.

Conclusioni

Le anime morte è un romanzo necessario anche oggi. Con un tono ironico e divertente dipinge un quadro sociale di un contesto così lontano, eppure così simile. L’occhio attento del lettore non si farà sfuggire delle affinità con la modernità, con i nostri valori e i nostri dubbi. 

Consiglio questo libro a chi cerca un classico leggero, dove l’intento profondo non compromette la scorrevolezza del testo e la sua comicità.

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Leggi anche la recensione di Piccole donne di Louisa May Alcott.

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Chi Sono

Claudia Neri

Ho 25 anni e amo scrivere, viaggiare, mangiare e fare capoeira. Ho studiato lingue e mi occupo di comunicazione digitale ed editing letterario. Mi piace esplorare il mondo e le persone, scoprire nuovi punti di vista e amare sempre. Questo blog è il mio passaporto per l’eternità.”

“Abbi un cuore insaziabile, affamato di vita, senza paura del dolore”

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