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I dolori del Giovane Werther – J.W. Goethe – Recensione

werther

I dolori del giovane Werther è un romanzo epistolare di Johann Wolfgang Goethe pubblicato nel 1774. Il romanzo appartiene all’età giovanile di Goethe ed è considerato opera simbolo del movimento dello Sturm und Drang, anticipando molti temi che saranno propri del romanticismo tedesco. Il libro ha anche una forte componente autobiografica. Goethe, infatti, trae ispirazioni dalle vicende personali accadute al suo amico Karl Wilhelm Jerusalem.

Costui, innamoratosi della moglie di un suo compagno, decide alla fine di farsi prestare due pistole dallo stesso e di togliersi la vita. Goethe rimase molto turbato dalla vicenda e la stampa trattò l’evento come legato soltanto a ragioni sentimentali, mentre le condizioni psicologiche di Jerusalem erano molto complesse.

Queste sono ben chiare e trattate nel romanzo di Goethe, che delinea Werther alla perfezione. Il lettore non ha difficoltà a comprendere il carattere del protagonista e segue la sua regressione patologica fino alla fine, con una coerenza che – seppur non condivide – comprende a pieno.

“Si può dir molto in favore delle regole; all’incirca quello che si può dire in lode della società civile: un uomo formatosi secondo le regole non farà mai nulla di assurdo e di cattivo, come chi si modella sulle leggi della buona creanza non sarà mai un vicino insopportabile, né potrà divenire un vero scellerato; ma tutte le regole, si dica quello che si vuole, distruggono il vero sentimento e la vera espressione della natura.”

Struttura dell’opera

Il romanzo è composto da una serie di lettere che il protagonista invia al suo amico Guglielmo nel corso di 20 mesi (dal maggio 1771 fino alla fine di dicembre dell’anno successivo). Grazie alle lettere riusciamo, attraverso le poche pagine del libro, a immergerci della personalità di Werther. Le sue digressioni e il modo familiare con cui parla all’amico fa sì che le distanze tra lui e il lettore si accorcino molto presto.

Diventiamo noi i Guglielmo con cui Werther si confida e ascoltiamo le sue angosce impotenti e lontani proprio come avrebbe fatto l’amico.

“Monotona cosa è l’uman genere. Quasi tutti passano la maggior parte dei tempo lavorando per vivere, e quel po’ di libertà che gli sopravanza li opprime talmente che cercano con ogni mezzo di liberarsene. O destino dell’uomo!”

Il protagonista

Werther non è mai descritto esplicitamente, ma si crea una sua immagine piuttosto definita già dalle lettere iniziali, prima dell’incontro con Charlotte. È un giovane colto e nobile, che fa spesso riferimento al suo status sociale e alla distanza tra lui e i ceti “bassi”. Questo non avviene in maniera dispregiativa, ma è marcato e spesso affiancato da una riflessione sulla semplicità della vita campestre, direttamente collegato alla natura, che vedremo tra poco.

Werther è anche quello che oggi definiremmo ribelle. È insofferente verso le convenzioni sociali (come la necessità di trovarsi un lavoro per vivere), ed è ipersensibile. Questa seconda caratteristica fa sì che egli sia spesso travolto dai suoi sentimenti e imprigionato da questi ultimi. È proprio questo il fattore principale della corrente romantica e del movimento dello Sturm and Drang a cui il romanzo epistolare darà inizio in Germania.

“Spesso sentiamo che ci manca qualche cosa, e proprio quel che ci manca ci sembra di trovarlo in un’altra persona alla quale attribuiamo tutto ciò che noi pure abbiamo, e inoltre una grazia ideale. Così immaginiamo l’uomo felice. Ed esso è una creatura della nostra fantasia.”

Werther appare come un’anima innocente, volatile, a suo agio nella natura e coi bambini, fin troppo buono. Egli è quasi estraneo alla vita quotidiana e pratica di Charlotte (la sua amata) e di Albert (il futuro marito di lei). Werther è convinto che l’amore di Charlotte sia la risposta a tutto, la sua unica sensata aspirazione, il sogno migliore a cui può aspirare. Werther pensa che l’amore di lei possa salvarlo dalla monotonia e dall’orrore di una routine tradizionale.

Questo aspetto lo rende estremamente fragile, essendo in definitiva legato alle decisioni di qualcun altro, cui ha affidato la sua intera vita. Werther è capace di amare e lo fa donando ogni attenzione e pensiero a Lotte, ma lei non può ricambiare e lo costringe a uno stato di frustrazione continua, dalla quale neanche Werther riesce realisticamente a immaginare un’uscita serena.

La natura ne I dolori del giovane Werther

Altro elemento decisamente romantico e dominante è la natura, che Johann Wolfgang Goethe recupera dalla concezione di Spinoza di cui condivide il panteismo, tanto da arrivare ad affermare che la natura e Dio sono tanto strettamente congiunti che la natura può essere considerata come “l’abito vivente della divinità“. La natura quindi è vivente, animata, considerata come una forza primordiale, ma è anche il luogo in cui l’anima può esprimersi liberamente, trovando sfogo per la propria malinconia, ispirazione per l’arte e comprensione.

«… e dopo un’ora scoprì di aver fatto un disegno ben composto e interessante, senza avervi aggiunto nulla di mio. Ciò ha confermato il mio proposito di attenermi, per l’avvenire, unicamente alla natura. Solo essa è infinitamente ricca, solo essa forma il grande artista.»

L’effetto Werther: suicidio di massa

L’espressione effetto Werther si riferisce al fenomeno per cui la notizia di un suicidio pubblicata dai mezzi di comunicazione di massa provoca nella società una catena di altri suicidi. Questo nasce perché dopo la pubblicazione del libro ci furono moltissimi casi di suicidi in Germania e in tutta Europa. È interessante perché fa capire quanto possa essere potente l’influenza di qualcuno che sentiamo che ci assomiglia e che ha i nostri stessi problemi. Goethe è riuscito a ritrarre perfettamente un’angoscia e una frustrazione propria della sua epoca e lo ha fatto con un’opera semplice e senza fronzoli.

“È una caratteristica propria del nostro spirito immaginare disordine e oscurità là dove non sappiamo nulla di certo.”

Conclusioni: I dolori del giovane Werther

Perché leggere oggi un romanzo epistolare che termina con un suicidio? Lo so, uno potrebbe farsi questa domanda. La verità è che questo libro è un piccolo poema tragico, al cui interno ci sono alternate delle fasi di estasi e delle fasi di deprimente angoscia. Alcuni passaggi saranno ripetitivi, ma altri sono così belli che fanno valere la pena di leggere tutto il libro. Passo dopo passo precipitiamo col protagonista in una catena di eventi che per noi non ha nessun senso. La morte non è la conseguenza di quello che succede a Werther e ci sembra così ovvio, eppure nessuno di noi potrebbe accusarlo leggendo il suo dolore.

Il tema del suicidio viene affrontato sin dall’inizio del libro, con Werther che ne parla con Albert, il quale non condivide la sua posizione. Egli giudica vili e vigliacchi coloro che si tolgono la vita, mentre il protagonista – sensibile e appassionato – difende il diritto di uccidersi dell’uomo che non trova ragioni per vivere.

È una posizione anticonvenzionale e molto forte e in questo viaggio attraverso la vita e la morte di Werther noi non possiamo che provare pena per lui, e per tutti quelli che lo hanno seguito.

“Tutti possono sapere quello che io so… ma il mio cuore, lo possiedo io solo.”

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Chi Sono

Claudia Neri

Ho 25 anni e amo scrivere, viaggiare, mangiare e fare capoeira. Ho studiato lingue e mi occupo di comunicazione digitale ed editing letterario. Mi piace esplorare il mondo e le persone, scoprire nuovi punti di vista e amare sempre. Questo blog è il mio passaporto per l’eternità.”

“Abbi un cuore insaziabile, affamato di vita, senza paura del dolore”

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