La vegetariana è un libro di Han Kang pubblicato in Italia da Adelphi nel 2016.
«Ho fatto un sogno» dice Yeong-hye, e da quel sogno di sangue e di boschi scuri nasce il suo rifiuto radicale di mangiare, cucinare e servire carne, che la famiglia accoglie dapprima con costernazione e poi con fastidio e rabbia crescenti. È il primo stadio di un distacco in tre atti, un percorso di trascendenza distruttiva che infetta anche coloro
che sono vicini alla protagonista, e dalle convenzioni si allarga al desiderio, per abbracciare infine l’ideale di un’estatica dissoluzione nell’indifferenza
vegetale.
Il libro è diviso in tre parti, che raccontano la storia da tre punti di vista diversi, consecutivamente.
Prima che mia moglie diventasse vegetariana, l’avevo sempre
considerata del tutto insignificante.
La prima parte è dal punto di vista del marito di Yeong-hye, il quale la considera poco più che un oggetto, una compagna abbastanza innocua da poterlo servire tutta la vita e che ha sposato soltanto per la sua mansuetudine. La loro vita è tranquilla fino a che la moglie non decide di diventare vegetariana e buttare tutta la carne e il pesce che hanno in casa, rifiutandosi di mangiarli e di cucinarli per lui.
La seconda parte è raccontata dal punto di vista del cognato di Yeong-hye, che prova per lei un’attrazione fatale, inarrestabile seppur senza nessun senso. In questa parte del racconto noi entriamo completamente nella prospettiva del cognato, artista non ancora
riconosciuto, che vive alle spalle della moglie, ovvero la sorella di Yeong-hye.
La terza parte è raccontata dalla sorella di Yeong-hye e rappresenta l’epilogo di una storia che è un crescendo di ansia e frustrazione nei confronti di un personaggio protagonista che ha deciso di abbandonare sé stessa, la vita e la ragione, perdendosi in luoghi sconosciuti della mente da cui è impossibile tornare indietro.
Non era né triste né assente, come ci si sarebbe potuti
aspettare da una malata. Ma non era nemmeno allegra o spensierata. Era il tono
calmo di una persona che non appartiene a nessun luogo, di qualcuno che è
entrato in una zona di frontiera tra diversi stati dell’essere.
La vegetariana: i temi
La vegetariana è un libro crudo, con parole che tagliano. Affronta il tema della follia certo, ma solo da una certa prospettiva, che definirei un po’ velata, opaca.
In molte recensioni i lettori affermano che non sentono di aver compreso appieno il significato del libro. Io credo che non sia possibile farlo del tutto. cioè più precisamente che l’autrice abbia voluto lasciare aperte più strade interpretative. La cosa sicura è che ci troviamo di fronte a personaggi che è difficile giudicare, perché conosciamo di loro solo una piccola parte e, quando siamo per arrivare a un epilogo sensato, succede qualcosa che distrugge il senso. I meandri della mente e le angosce di Yeong-hye perdono di rilevanza nell’ultimo libro, dove lei passa quasi in secondo piano e si tirano le somme della sua storia.
Conclusioni
La vegetariana è un libro sui generis, ma ben scritto e che consiglierei. È una storia cruda e senza filtri. Si parla di una donna, di una malattia mentale nata da un incubo ma chissà da quante altre cose di un passato che ci resta sconosciuto.
Siamo di fronte alla vita, né più né meno, eppure ci sembra di fluttuarci sopra, mentre le parole di Han Kang ci accompagnano in un racconto dove i confini della ragione e della follia sono molto labili.
Consiglio questo libro a chi è in cerca di una storia cruda, sanguinolenta, senza fronzoli e filtri sulla vita, sulla crudeltà, sulla mente.
“Il dolore era come un buco che la inghiottiva, una fonte di paura intensa eppure, al tempo stesso, una strana, silenziosa pace.”
Un po’ di biografia dell’autrice
Figlia dello scrittore Han Seung-won, è nata a Gwangju il 27 novembre 1970. Dopo gli studi all’Università Yonsei di Seul (letteratura coreana), esordisce con una raccolta poetica nel 1993. L’anno successivo esce il suo primo romanzo al quale ne seguiranno altri cinque.
Nel 2016 La vegetariana viene premiato con il Man Booker International Prize. Nel 2017 vince il Premio Malaparte per il libro Atti umani. Dal 2013 insegna scrittura creativa al Seoul Institute of the Arts.
Il 25 maggio 2019 ha consegnato un suo manoscritto inedito intitolato Dear Son, My Beloved alla Biblioteca del futuro, un progetto artistico culturale ideato da Katie Paterson. Così come le altre opere di questa biblioteca anche il libro di Kang verrà pubblicato e reso disponibile solo nel 2114, cento anni dopo l’avvio dell’iniziativa.
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