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Tutto chiede salvezza – Daniele Mencarelli – Recensione

Tutto chiede salvezza è un romanzo di Daniele Mencarelli pubblicato da Mondadori nel 2020, da cui è stata tratta la serie tv in onda su Netflix.

La storia è un pezzo della vita dello scrittore (non sappiamo fino a che punto vera), che racconta la sua permanenza di una settimana in un ospedale psichiatrico, per sottoporsi al TSO, trattamento sanitario obbligatorio.

Il libro inizia proprio con il protagonista che si sveglia per l’odore di bruciato e scopre che a bruciare sono proprio i suoi capelli, incendiati da un suo compagno di stanza, venuto in possesso di un accendino chissà come.
Daniele si trova così – assieme al lettore – catapultato in una stanza con altri cinque “matti”, che all’inizio lo mandano nel panico e lo spaventano ma che con il proseguire delle pagine diventeranno amici.

“Con il quadernone sotto il braccio me ne vado nella saletta della televisione, mi siedo al tavolo con la faccia rivolto verso il muro, lascio alle spalle il mondo reale. […] “Sei sempre tu che vieni a riprendermi.”
È il momento di offrirsi in pasto alla vita. Senza difesa alcuna, a braccia distese, nudi come quando si è venuti al mondo.” 

Un’altra prospettiva: pazzia e salvezza

I personaggi del libro, che vivono in questo microcosmo che è l’ospedale psichiatrico, hanno tutti delle storie tragiche. C’è Gianluca, vitale e allegro, Mario che è dolcissimo, Madonnina che ha tutte le sue stranezze e stramberie. Sono tutti pazienti, tutte persone che Daniele conosce e ci insegna a conoscere per tutti i loro aspetti “umani” e bellissimi, che troppo spesso sono messi in secondo piano da una patologia che li etichetta.

Eccoci quindi di fronte a una storia non nuova, ma certamente sempre degna di ascolto, che è quella dell’umanizzazione delle “diversità”, per quanto gravi siano. Nessuno vuole essere solo, tutti hanno bisogno d’amore e tutto chiede salvezza.
Lo stato emotivo di Daniele passa dalla paura, alla frustrazione, alla rabbia, alla tenerezza, fino ad arrivare alla malinconia per la separazione. Forse quelle persone che ha conosciuto nell’ospedale sono le uniche a cui potrà mai dire la verità, e probabilmente non le rincontrerà mai più.

“Forse, questi uomini con cui sto condividendo la stanza e una settimana della mia vita, nella loro apparenza dimessa, le povere cose di cui dispongono, forse loro malgrado tutte le differenze visibili e invisibili, sono la cosa più somigliante alla mia vera natura che mi sia mai capitato di incontrare.”

Tutto chiede salvezza: i medici

La verità è che il malato è solo. Patologico, terminale o incurabile che sia, in questo libro ci rendiamo conto di quanto i malati siano abbandonati. È triste, però è la verità. Il dottore e l’infermiere finiscono il turno e tornano a casa alle loro vite ordinarie. Hanno i loro problemi personali, e la loro importanza supera quella dei problemi “lavorativi”.
Anche se questo è vero, bisogna riconoscere che ci sono alcuni medici buoni e altri no. Ci sono alcuni medici, come maestri e professori, che sanno fare il proprio lavoro e approcciare alle persone con la sensibilità che meritano. Altri invece dovrebbero proprio smettere di fare i medici.

“Una parola per dire quello che voglio veramente, questa cosa che mi porto dalla nascita, prima della nascita, che mi segue come un’ombra, stesa sempre al mio fianco. Salvezza. Questa parola non la dico a nessuno oltre me. Ma la parola eccola, e con lei il suo significato più grande della morte.”

Tutto chiede salvezza: conclusioni

Non sappiamo perché Daniele si trovi nell’ospedale psichiatrico. Immaginiamo tutto, facciamo mille congetture senza sapere se provare pietà o empatia per il personaggio. Ma poi Daniele ce lo racconta e tutto diventa chiaro. Daniele è uno che non sa sentire solo i suoi sentimenti, ingloba quelli degli altri, accoglie quelli del mondo intorno a lui, e questo talvolta lo schiaccia.

Questo libro è un libro autentico, sincero, spogliato dei grumi dell’impurità. Ci sono stati solo alcuni passaggi che ho trovato forzati, come se fossero stati scritti per “romanzare” la storia.

Inoltre, quando ho terminato la lettura, ho avuto una sensazione di vuoto. Non piacevole, come certi libri fanno, ma come se mancasse qualcosa. Può darsi però che questo sia stata volontà dell’autore e che a qualcuno piaccia. A me ha dato la sensazione che ci fosse ancora troppo non detto, troppi puntini sospensivi.

In conclusione, consiglio questo libro, che si legge tutto d’un fiato e che vi lascerà, comunque, un grande senso di tristezza e compassione. Ma, allo stesso tempo, lo chiuderete con un sorriso tenerissimo sulle labbra. E questo è quello di cui a volte abbiamo bisogno.

“Un uomo che contempla i limiti della propria esistenza non è malato, è semplicemente vivo. Semmai è da pazzi pensare che un uomo non debba mai andare in crisi.”

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Chi Sono

Claudia Neri

Ho 25 anni e amo scrivere, viaggiare, mangiare e fare capoeira. Ho studiato lingue e mi occupo di comunicazione digitale ed editing letterario. Mi piace esplorare il mondo e le persone, scoprire nuovi punti di vista e amare sempre. Questo blog è il mio passaporto per l’eternità.”

“Abbi un cuore insaziabile, affamato di vita, senza paura del dolore”

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