Vado in palestra tutti i lunedì e mercoledì e lui è lì ad allenarsi, o come personal trainer di qualcuno, le cuffie nelle orecchie, i muscoli gonfi sotto le magliette larghe e la tuta lunga. Non è uno di quelli che mette le canotte per far vedere i bicipiti, il che mi piace ancora di più, perché posso immaginare di scoprirli io strappandogli quella maglia.
Mi ha notata, perché è successo più volte che dovessimo scambiarci gli attrezzi e io dovessi diminuire i carichi. Non sollevo poco, però non quanto lui. Oggi Carlo è vestito di nero, ha le scarpe bianche e i capelli sudati già appiccicati sulla fronte ampia. Ha il naso largo ma in qualche modo aggraziato. Porta la barba di qualche giorno; non mi dà l’impressione di curarla molto, però gli sta bene. Il contorno degli occhi è più scuro del solito, come se avesse dormito poco. I suoi occhi neri e le ciglia lunghe sono velati di stanchezza.
Mi avvicino come al solito, lui mi saluta cordialmente e mi cede la LAT machine. Appena mi siedo noto che ha già modificato il carico per me e mi volto a sorridergli. Lui mi fa l’occhiolino e si allontana.
Ho tagliato i capelli da un po’. Le mie ciocche tinte bionde sono cadute a favore di un rosso rame ondulato alla spalla. Quando mi alleno ho tutti ciuffi che mi cadono sul viso perché sono troppo corti e in questa palestra fa sempre troppo caldo.
Quando finisco la prima serie e mi rimetto alla LAT vedo che Carlo mi ha già modificato il carico e ora mi guarda appoggiato a un tapis roulant con una Powerade azzurra in mano. Mi guarda eseguire l’esercizio con un piede incrociato all’altro, bevendo a piccoli sorsi. Le gocce di sudore che già mi scorrevano sul collo scendono verso il seno, che si vede dal top scollato.
Carlo non distoglie lo sguardo e quando lascio andare il manubrio lo vedo sorridermi. Cammina verso di me e io non mi muovo. Ora è qui e mi guarda dall’alto verso il basso.
- Posso invitarti al bar della palestra dopo? -, fa una pausa, – Per bere un drink o qualunque altra cosa.
- Tipo una Powerade? -, suggerisco io sorridendo.
- Sì, tipo. -, risponde lui e mi porge la bottiglia. Io la afferro e mentre bevo una ragazza che passa dietro di me mi urta e io scatto in avanti. Un po’ della bevanda blu mi è caduta sulla faccia e scorre dove prima scorreva il sudore. Gli occhi di Carlo la seguono, forse per un momento di troppo.
Quando rialza lo sguardo io lo sto fissando con un sopracciglio alzato ma lui ha un’espressione tranquilla e mi sorride cordiale e innocente come sempre.
- Stasera chiudo io la palestra. -, dice, e si allontana lasciandomi la bottiglia.
Mentre beviamo al bar della palestra due Aperol Spritz io non penso ad altro che a dove faremo sesso dopo che avrà chiuso la porta e spento la luce. Sui materassi della sala corsi? Nello spogliatoio? Su una panca? Sul bancone del bar?
Adesso Carlo ha una tuta bianca e io rimpiango di non essermi vestita un po’ più sexy. Ho un jeans e una camicetta, che ha già un bottone di troppo sbottonato. Parliamo del più e del meno, scopro da quanto lavora lì e chi degli altri istruttori è più simpatico o più stronzo. Mi fa domande sulla mia vita, giornalista, wow figo, sì viaggio un sacco, l’ultimo viaggio interessante, be’ Dubai, dico io ricordandomi l’avventura nella Limousine.
Finalmente si fanno le 11 e anche i ragazzi dell’ultimo corso se ne vanno. Carlo si alza e spegne le luci della sala, controllando prima che sia tutto ok.
Mi passa davanti e va verso la porta, spegne le luci esterne e chiude a chiave la porta, inserisce l’allarme. Io sono ancora seduta col mio bicchiere vuoto da un pezzo. Mi alzo e lo aspetto mentre viene verso di me con scritte in faccia le sue intenzioni.
Mi bacia e scopro un sapore buono e dolce nella sua bocca. La barba mi graffia la faccia e io prendo la sua tra le mani. Lui mi mette le mani sui fianchi e mi attira a sé, preme contro di me il suo sesso eccitato che la tuta non nasconde per niente.
Mi bacia ancora, mi bacia il collo e con la mano risale dal fianco al seno. Il bottone sotto quello che avevo già sbottonato salta e il mio seno da troppo tempo costretto si tende verso di lui. Mi scosta una delle coppe e mi succhia il capezzolo. Io indietreggio e mi appoggio al bacone con la schiena, piegandomi. La sua lingua calda gioca con i miei capezzoli, mi succhia come se volesse portarmeli via. Faccio scivolare via la camicia e mi tolgo il reggiseno. Carlo si sfila maglietta e felpa e rimane nudo, perfetto come io lo avevo sempre immaginato.
Il suo fisico è come un marmo. Lo bacio sul collo e sulla bocca, scendo anche io fino ai suoi capezzoli e lo sento gemere. Con le mani gli stringo il sesso da sopra i pantaloni e con la bocca cerco ogni angolo della sua pelle profumata e bianca.
Carlo mi afferra per il culo e io stringo le gambe dietro la sua schiena. Senza smettere di baciarci mi trasporta fino alla stanza della sauna. Non ci avevo pensato ma lì c’è un lettino per i massaggi. Apre porte, sposta tende, io non capisco niente, voglio solo sentirlo dentro di me.
Mi sfila i jeans che siamo quasi al buio, vedo i suoi occhi brillare di desiderio e questo mi basta. Gli scosto i pantaloni e lui sale sopra di me. Il lettino quasi cede sotto al suo peso e scivola sbattendo nel muro. Ci scappa una risata, poi Carlo mi scosta le mutande ed entra dentro di me.
Col fiato a pochi millimetri dal suo assaporo ogni cosa di quel corpo scultoreo, il sudore da fronte a fronte, il respiro che passa dalla mia bocca alla sua, la lingua che cerca ogni cosa e i corpi fusi insieme.
È scivolato dentro di me godendosi un desiderio umido da ore. Probabilmente il mio corpo sentiva quel momento da quando mi aveva passato la Powerade blu e poi quella mi era caduta addosso e i suoi occhi mi avevano mangiato.
Mi sovrasta e mi penetra seguendo un ritmo simultaneo ai suoi respiri, regolare, forte. È pesante ma io non sento il peso, solo un membro che riempie tutto quello che mi mancava.
Allargo le gambe e con un piede trovo il muro e con l’altro il tavolino col profumatore per ambienti. Mi appoggio e mi offro così a lui. Tutto il mio corpo gli sta dicendo di farmi quello che vuole, non c’è niente che voglia più che fondermi con lui.
Carlo infila due dita nella mia bocca e aspetta che io gliele lecchi e inumidisca abbastanza, poi le toglie e scende con la mano sul mio seno, pancia, ombelico fino al punto più alto del mio pube, gonfio per lui.
Guardo, guardo mentre mi stimola e mi penetra e gemo fino a che non ho un orgasmo e poi un altro. Carlo sorride e si eccita di più sentendomi ansimare e gemere. Mi morde un labbro e spinge più forte e più veloce, fino a che non lo sento esplodermi dentro. E finalmente ho ogni cosa di lui dentro di me: saliva, sudore e seme.
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